SHARE

Nasce al Papa Giovanni XXIII,  la guida, dedicata ai pazienti trapiantati e alle loro famiglie.

Bergamo, 31 gennaio 2023 – La conferenza di oggi, organizzata all’ospedale di Bergamo, si caratterizza da una guida, dedicata ai pazienti trapiantati e alle loro famiglie,  con due pratici opuscoli, contenenti 101 domande e altrettante risposte sul trapianto e le indicazioni su come gestirlo, al meglio, all’atto delle dimissioni dall’ospedale dopo l’intervento. L’iniziativa è  stata realizzata dall’Associazione Amici del Trapianto di fegato di Bergamo ( AATF), sulla esperienza  di un ex paziente, tornato a una vita normale dopo il Trapianto, e con il contributo del personale salitario: medici e infermieri.

I professionisti della sanità  coinvolti nel progetto

Sono stati parecchi i professionisti della sanità  coinvolti in questo progetto: Stefano Fagioli, direttore dell’Unità di Gastroenterologia, Epatologiae Trapiantalogia; Michele Colledan, direttore dell’Unità  di Chirurgia Geneale 3 e Dipartimento di Insufficienza d’organo e Trapianti; Lorenzo D’antiga, direttore Unità di Pediatria. E, inoltre, Elena Bueli, coordinatrice Prelievi e Trapianti; Stefania Camagni, Chirurgia 3; Maria Grazia Luca’, Gastroenterologia; Alessandra Merisio, Psicologia; Loredana Rota, Ambulatorio e DH.

Semplicità  degli opuscoli

I succitati opuscoli sono  stati redatti in modo molto semplice in modo da essere compresi da tutti e presto saranno disponibili in formato PDF  sul sito dell’associazione: www.aatf,it.

Composizione della guida

La guida è composta da circa a 90 pagine ed e suddivisa in due parti: la prima sezione descrive  il trapianto nel suo complesso, con sei capitoli principali; la seconda parte è  invece dedicata  all’ASST Papa Giovanni XXIII, con  tutte le informazioni degli operatori e i contatti utili per il paziente e i suoi familiari.

Le dichiarazioni

Il legame be unisce l’Ospedale di Bergamo e il trapianto di fegato – sottolinea Maria Beatrice Stasi (in foto), direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII – affonda le sue radici nella storia stessa  di questo ospedale  e nella storia dei trapianti in Italia, che Bergamo a contribuito a scrivere in maniera determinante, in particolare, in campo pediatrico. Sul fronte di tali trapianti, tutt’oggi,il Papa Giovanni è  tra i  centri più  attivi d’Europa – prosegue Stasi – con casistiche e indici di sopravvivenza che non hanno nulla da invidiare a quelli dei migliori centri europei e americani.”

La cura delle malattie epatiche – spiega Marco Bozzoli (in foto), presidente dell’associazione  amici del Trapianto di fegato – ha compiuto significativi passi in avanti. Il trattamento antivirale  dell’Epatite C – continua –  ha ridotto il numero di pazienti che necessitano di un trapianto. Sono ancora molti , tuttavia, i malati con disfunzioni metaboliche, per i quali l’intervento  di trapianto è  l’unica indicazione disponibile.”

Nell’ultimo decennio – ha detto Stefano Fagiuoli (in foto), docente di Gastroenterologia  dell’Università  di Milano, Bicocca – la  patologia del paziente è cambiata tantissimo.  E’  il caso dei criteri di età del ricevente e del donatore e degli obiettivi del trapianto: siamo passati dalla sopravvivenza al trapianto, al mantenere una buona funzione dell’organo dopo l’intervento, fino all’attualità, dove l’obiettivo è  il reinserimento, a pieno titolo del paziente con una qualità  di vita molto buona.”

Michele Colledan (in foto), ha affermato: ” È un quarto di secolo dal primo trapianto che abbiamo effettuato nel 1997, quando abbiamo rafforzato  ed innovato quella che resta una delle attività  strategiche dell’ospedale di Bergamo. Oggi il nostro centro è  uno dei più  attivi in Europa per trapianti di fegato pediatrici. Anche grazie all’aumento dei trapianti da vivente – prosegue- il numero di organi trapiantati, nel 2022, su pazienti pediatrico e adulti si è  riportato a livelli pre Covid. Prevediamo, quest’anno, di superare il traguardo dei 2000 trapianti di fegato. Ancora oggi, la donazione di organi da persone decedute resta la sola possibilità  di cura  per tanti pazienti in attesa,” conclude Michele Colledan.

LASCIA UN COMMENTO