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Dall’autopsia, ordinata dal magistrato, e’ emersa l’asfissia meccanica dei due neonati. Pare che la donna non sopportasse che i bimbi piangessero tanto, così  li avrebbe soffocati. 

Bergamo, 4 novembre 2023 – Con  l’accusa di omicidio volontario i carabinieri di Bergamo hanno arrestato una giovane donna, gravemente indiziata per la morte di due neonati, suoi figli. Le indagini, coordinate dalla procura di Bergamo e condotte dai carabinieri, hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico della donna che, nel novembre scorso, avrebbe causato la morte di sua figlia, una bimba di soli 4 mesi e quella del secondo genito, di appena due mesi di vita, un mese prima.

Le indagini sono iniziate il 25 ottobre scorso a seguito della morte del secondo figlio di appena due mesi. La morte dei due neonati è avvenuta a Pedrengo, dove la donna aveva chiesto l’intervento dell’ambulanza del 118. 

Ciò  che ha insospettito gli inquirenti sono  state le analogie con la precedente prematura morte della primogenita della donna, avvenuta meno di un anno fa, che ha convinto gli uomini dell’Arma ad approfondire le cause del decesso, così il tribunale aveva disposto l’esame autoptico del neonato, i cui esiti non hanno lasciato alcun dubbio: la morte del bimbo era stata causata da asfissia meccanica acuta a seguito della compressione, volontaria, del torace.

L’esito dell’esame autoptico, arrivato nel mese di febbraio 2023, ha fatto emergere che la morte del piccolo era stata causata inequivocabilmente da un’asfissia meccanica acuta da compressione del torace: secondo gli investigatori questa asfissia era stata ottenuta attraverso un’azione volontaria, che evidenziava l’obiettivo di causare la morte del bambino.

Le indagini dei carabinieri sulle cause della morte anche della bambina, sono state rivalutate e sembra che anche in quell’occasione in casa era presente solo la madre, che aveva riferito agli investigatori  di aver dato il latte alla piccola e di averla tenuta in braccio per  farla digerire e poi messa a letto per farla addormentare. Quando è  tornata nel lettino della bambina  ha constatato che  la piccola non respirava più. Il medico intervenuto per constatare il decesso della bambina, non ha trovato segni evidenti dell’asfissia meccanica, così ha stilato una diagnosi, per la causa mortis, non attendibile dicendo che la morte della piccola  era vvenuta per cause naturali, riconducibili alla Sudden Infant Death Syndrome (Sids), comunemente nota come ‘morte in culla’, consentendo il successivo seppellimento della salma.

la morte era verosimilmente avvenuta non per cause naturali, ma per asfissia, forse con l’utilizzo di un cuscino, a cui la donna aveva fatto riferimento, indicandolo quale possibile causa del soffocamento accidentale della piccola.

Il pubblico ministero ha disposto, così, a distanza di quasi due anni dai funerali della piccola, nel cimitero di Pedrengo la riesumazione del suo cadavere per effettuare l’esame autoptico. Purtroppo per un pregresso danneggiamento della bara non è stata possibile una buona conservazione della salma della bambina, motivo per il quale l’esame in questione è risultato falsato e non ha restituito informazioni risolutive per le investigazioni in corso. Ciò nonostante, l’indagine, proseguita in modo tradizionale, attraverso numerose escussioni di medici, parenti, specialisti e amici della donna, e attraverso l’analisi della corposa documentazione medica acquisita, ha consentito, anche in relazione alla morte della prima figlia, di far emergere gravi indizi di colpevolezza a carico della donna, risultati in particolare da una serie di dichiarazioni discordanti fornite dall’indagata nel corso del tempo, che non avevano trovato corrispondenza con quanto accertato dai carabinieri.

La bambina, sebbene nata pretermine, all’atto delle dimissioni dal nido e nelle successive visite pediatriche era sostanzialmente sana come il fratello: pertanto non si esclude  la morte avvenuta non per cause naturali, ma per asfissia, così da non lasciare sul cadavere segni esteriori visibili all’esame esterno, ma compatibile con l’utilizzo di un cuscino, a cui la donna aveva indicato quale possibile causa del soffocamento accidentale della piccola. 

Così, l’esito degli accertamenti effettuati, dagli inquirenti, ha individuato la causa scatenante dell’azione infanticida, per entrambi i delitti, nell’incapacità della madre di reggere alla frustrazione del pianto prolungato dei bambini.

Così  il pubblico ministero ha dato disposizioni per l’arresto dell’infanticida.

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