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I Comuni di Bergamo e Ponte Ranica , Ambito Territoriale 1, mettono in atto una tra le più importanti novità di quest’anno: l’«infermiere di comunità», in collaborazione con i Centri Terza Età per rafforzare le politiche di welfare di quartiere e di prossimità della città.

 

Bergamo, 26 marzo 2019 – Ha avuto luogo questa mattina presso la ex sala Consiglio di via San Lazzaro, la conferenza sul servizio “Infermiere di quartiere”. Hanno preso parte all’incontro l’assessore alla Coesione Sociale Maria Carolina Marchesi, e i rappresentanti delle coop coinvolte nel progetto.

«Sono grata di condividere con altri miei colleghi assessori questo servizio del terzo settore per risolvere le problematiche relative alla fascia di età dei 75 anni – ha detto Maria Carolina Marchesi (in foto) -. L’obiettivo della nuova figura professionale, ovvero quella dell’infermiere di comunità, è quello di stare vicino alle persone anziane che vivono situazioni di incertezza e inadeguatezza domiciliare, per mantenere le loro normali condizioni sia di vita che vicinato, per non interrompere la socialità. Questa nuova figura è dunque chiamata a rispondere ai bisogni socio-sanitari delle persone anzidette che spesso rimangono privi di risposta o perché non presentano i requisiti per accedere ai servizi formali che erogano le prestazioni di cui necessitano oppure perché non utilizzano servizi formali che non rispondono però alle loro particolari esigenze.

I servizi comunalia a domicilio

L’infermiere di comunità è uno dei tanti servizi che il Comune eroga a domicilio. Tra questi il servizio di assistenza domiciliare, “tornare a casa”, e custodia sociale.

Con tali servizi si cerca di dare una risposta ai numerosi bisogni della fascia di popolazione della terza età, al fine di sostenere la sua permanenza presso il proprio domicilio.

L’attività e l’intervento dell’Infermiere saranno gratuiti

Ecco i quartieri in cui opera la nuova figura socio-sanitaria

Boccaleone, Borgo Palazzo, Celadina, Grumello, Longuelo, Malpensata, S. Colombano, S. Tomaso de Calvi, S. Caterina

 

Le manzioni dell’infermiere di comunità

Riconoscere precocemente gli stati di fragilità prima che insorgano stati irreversibili di disabilità; migliorare l’accesso delle persone anziane ai servizi sanitari, con integrazione dei servizi assistenziali, sociali ed ospedalieri. Si tratta non solo di offrire prestazioni sanitarie ma lavorare anche sulla comunità, rispondendo ai bisogni in modo globale ed in sinergia con quanto già attivo; fornire supporto all’utente ed ai caregivers sia sul piano di ri-orientamento rispetto alla rete dei servizi, che sul piano informativo; sostenere la domiciliarità: ovvero la possibilità delle persone anziane di continuare a vivere adeguatamente a casa propria anche in momenti di fragilità e di evitare ricoveri impropri in strutture; riorganizzare i contesti domiciliari per rendere gli spazi più idonei in funzione dei bisogni della singola persona evitando così incidenti domestici; collaborare con i servizi domiciliari e le custodie sociali; gestire in modo integrato le condizioni di grave fragilità in collaborazione con i medici di medicina generale e gli altri professionisti; promuovere l’educazione sanitaria sostenendo sani stili di vita e l’autogestione terapeutica; promuovere eventi formativi su argomenti d’interesse socio-sanitario.

La presenza dell’Infermiere di Comunità, in rete con gli altri operatori coinvolti, faciliterà il monitoraggio del rientro al domicilio limitando, per quanto possibile, le eventuali ricadute e gli accessi al pronto soccorso. Inoltre la lettura precoce di situazioni di fragilità limiterà la tendenza generativa della vulnerabilità sociale: l’ascolto precoce, la tutela della fragilità permette alle persone sole di sentire meno la solitudine e di poter essere più attive e partecipative nella comunità.


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