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Attraverso l’operazione denominata “Sardinia Job”, la Guardia di Finanza di Spilimbergo (PN) ha sgominato un’associazione a delinquere dedita agli appalti illeciti di manodopera, riciclaggio di proventi illeciti e reati tributari. Accertate 1.057 lavoratori irregolari e fatturazioni false per circa 21 milioni di euro. Indagate 59 persone, tra cui i rappresentanti legali di 37 aziende. Emesso inoltre un provvedimento di sequestro preventivo per 3.978.000 euro.

 

 

Pordenone, 10 gennaio 2018

Le Fiamme Gialle di Spilimbergo (PN) hanno concluso le indagini, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Pordenone, che hanno permesso di smascherare un’associazione a lelinquere di grande spessore e pericolosità sociale. Trattasi, in particolare, di intermediazione illecita di manodopera (cosiddetto “caporalato”) nel settore manifatturiero/industriale, di emissione di fatture per operazioni inesistenti e di riciclaggio gestita, da parecchi anni, da un soggetto residente nella Provincia di Pordenone, attivo in attività criminose e già destinatario di diverse condanne, nonché denunce per reati economico/finanziari. Nel corso dell’attività operativa si è riscontrato che, la descritta fenomenologia illecita, si basava nel ricorso a dissimulati rapporti di appalto/subappalto con piccole società, intestate a “prestanomi”, alle quali venivano fatti convergere gli obblighi fiscali e contributivi della manodopera impiegata che risultava, sul piano “formale”, assunta e dipendente da tali imprese anziché da quelle realmente fruitrici. I rapporti commerciali tra committenti e società appaltatrici erano pertanto concepiti al solo scopo di “interporsi” tra il personale e le aziende presso le quali il medesimo prestava effettivo lavoro tanto che, le fatture emesse, palesavano l’artefatta realtà, giustificando il costo per il mero impiego della manodopera facendola ricondurre a fittizie prestazioni di lavoro.

In buona sostanza, nell’attività illecita in parola, si ricorreva a soggetti giuridici “di comodo” usati come meri “contenitori” della forza lavoro che veniva strumentalmente allocata – in contesti evasivi – mediante la dissimulazione di contratti attestanti appalti per inesistenti “prestazioni di servizio” in luogo alla reale “fornitura di manodopera”.

In tale ambito, i lavoratori, in gran parte appartenenti a categorie cosiddette “deboli”, ovvero immigrati dell’Est Europa (Slovenia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacca, ecc.), oppure a regioni del Meridione d’Italia, risultavano essere occupati senza alcun provvedimento (o in parte) relativo agli obblighi fiscali, previdenziali, assicurativi e giuslavorativi.

Le società che effettivamente utilizzavano la manodopera evitavano gli oneri previdenziali e assistenziali connessi alla stipula del contratto di lavoro e potevano indebitamente detrarre l’iva dalle fatture della società appaltatrice; mentre quelle che fornivano i lavoratori venivano, dopo breve periodo, messe in liquidazione o lasciate inattive, e quindi sostituite con altre dalle medesime caratteristiche cui veniva fatta convergere la prosecuzione delle attività criminose.

Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Spilimbergo hanno consentito di individuare 13 società attive nella fornitura di manodopera tutte aventi la sede legale fittizia nella provincia di Sassari malgrado che nessuno delle centinaia di lavoratori impiegati o delle decine di aziende utilizzatrici degli stessi manifestasse una concreta presenza o interessi economici in Sardegna. Per contro i lavoratori venivano occupati in 37 aziende, con sede nelle provincie di Venezia, Brescia, Padova, Treviso, Vicenza, Bergamo, Modena, Pavia e Milano (i cui rappresentanti legali sono ora indagati). Per tali attività illecite risultano indagate dalla Procura della Repubblica di Pordenone complessivamente 59 persone dei quali 4 per associazione a delinquere, 48 per reati tributari e 7 per reati di riciclaggio, questi ultimi in relazione ad attività distrattive, per circa 700.000 euro, effettuate sui conti correnti societari operate per il tramite di carte prepagate e vaglia postali. Sono state, inoltre, complessivamente individuate 1.057 posizioni lavorative collegate agli anzidetti impieghi illegali di manodopera per le quali sono state rilevate plurime violazioni alle normative fiscali, previdenziali, assicurative e giuslavorative, nonché l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per circa 21 milioni di euro a queste correlate.

Il Giudice delle Indagini Preliminari di Pordenone, su richiesta della Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro di 3.978.000 euro nei confronti del soggetto promotore della succitata attività illecita, la cui esecuzione ha consentito di sequestrare due immobili di pregio, disponibilità finanziarie e due autovetture (una Porsche 911 versione 993 e una BMW 650i). Nel corso di una perquisizione nel domicilio del soggetto, a capo dell’attività illecita, i militari hanno rinvenuto e sequestrato 55.000 euro in contanti (in gran parte in banconote da 500 e 200 euro) da questo occultate sotto il ripiano di una scrivania.

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