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Continua senza sosta l’operato della Guardia di Finanza in Lombardia che, attraverso l’operazione “Free Fuel”, ha scoperto un commercio illegale di circa 16 milioni di litri di carburante provenienti dai Balcani, che hanno generato illecite transazioni per oltre 65 milioni di euro. Sette arresti e due misure interdittive fra Lombardia, Campania, Umbria e Veneto. Si intravede lo zampino della Camorra

 

 

 

Brescia, 10 gennaio 2018

La Guardia di Finanza di Brescia è impegnata, da stamattina, assieme ai colleghi di Desenzano del Garda, Campania e Umbria, all’esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare in carcere, e di due misure interdittive riguardanti il divieto di amministrare imprese, disposte dal GIP presso il Tribunale di Brescia, nei confronti di due brokers residenti in Lombardia, quattro persone residenti in Campania ed un’altra residente in Umbria, tutte operanti nella commercializzazione di prodotti petroliferi.

Il Gip ha ordinato inoltre il sequestro preventivo di beni per oltre 5,2 milioni di euro.

Si tratta dell’Operazione “Free Fuel”, svolta dalle Fiamme Gialle bresciane, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Brescia, con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia. L’imponente frode fiscale ha interessato 16 milioni di litri di carburante provenienti dalla Slovenia e dalla Croazia.

Il fine perseguito era quello di abbassare artificiosamente il prezzo finale del prodotto “alla pompa”, attraverso la creazione di società “filtro” che sistematicamente omettevano il versamento dell’IVA dovuta all’Erario. Inoltre, il carburante effettuava due “viaggi” differenti: un “viaggio fisico”, partendo dall’estero e, a mezzo di autobotti, e raggiungendo direttamente depositi fiscali ubicati a Roma, Genova e Vigevano (PV), per poi essere velocemente inviato presso i distributori stradali; un “viaggio cartolare”, molto più “tortuoso” del primo, ma fiscalmente e ‘indebitamente’ più vantaggioso, in quanto la benzina veniva formalmente ceduta, dapprima, a due società cartiere formalmente ubicate in Bulgaria e Romania (gestite però dall’organizzazione criminale), ma veniva poi fatturata a due “cartiere” italiane, le quali non versavano le imposte. Infine, il carburante veniva venduto a imprese che gestiscono distributori stradali, tre delle quali sono risultate consapevoli del sistema di frode posto in essere.

Da evidenziare che le società fittiziamente interposte avevano sede effettiva e occulta in un bunker in provincia di Napoli. Le Fiamme gialle bresciane hanno scovato tale nascondiglio, individuando un vero e proprio “sistema di sicurezza anti-polizia”. L’ufficio era dotato di telecamere di sorveglianza interne ed esterne e di un ingresso blindato di piccole dimensioni. Gli elementi probatori hanno consentito di ipotizzare che il meccanismo di frode sia stato perpetrato al fine di agevolare la “Camorra” campana. Allo stato, sono indagate complessivamente 14 persone.

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