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Bergamo, 1 febbraio 2017

Ha avuto luogo stamattina, al Papa Giovanni XXIII, l’incontro dei promotori del progetto di nascita dell’Internazionale Medical School (corso di laurea im Medicina e chirurgia in lingua inglese), dopo la cerimonia della firma che si è tenuta ieri all’università di Milano Bicocca. Essi sono: Carlo Nicora, Direttore Generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII; Cristina Messa, Rettore Universita’ di Milano Bicocca; Remo Morzenti Pellegrini, Rettore Universita’ di Bergamo; Max Lu, Vice cancelliere Universita’ del Audrey. A tale incontro ha partecipato anche Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo.
Ma vediamo di che si tratta:

L’International Medical School (IMS) concorrerebbe alla formazione di una nuova figura professionale, nel campo sanitario, di alto profilo che mette insieme diverse esperienze didattiche e propone nuovi percorsi, nel pieno rispetto delle esigenze degli ordinamenti sia italiano che inglese.
Cosa propone la nuova scuola?
Che il medico del futuro non debba acquisire solo solide capacità scientifiche e tecnologiche nel campo delle scienze mediche, ma debba sviluppare diverse capacita’, nonche’ sensibilità ed empatia verso i loro pazienti . La figura che tale scuola si prefigge di creare deve avere non solo un approccio multidisciplinare scientifico, ma anche di natura olistica per essere aperta a nuove esperienze terapeutiche. Il nuovo medico deve inoltre:
– saper collaborare e lavorare in squadra, pur sviluppando un pensiero critico autonomo;
– dimostrare un’attitudine alla cura assistenziale verificandone la qualità, in un’ottica di costante miglioramento.
Quali saranno le modalita’ di accesso alla scuola?

– L’accesso sara’ consentito annualmente a circa 30 studenti “internazionali”, motivati a intraprendere gli studi specifici, i quali saranno selezionati tramite un test in lingua inglese. Data di inizio: anno accademico 2017/’18.
– I candidati che supereranno il test d’ingresso avranno a disposizione 6 anni di didattica innovativa per sviluppare una propria autoconsapevolezza e individuare soluzioni ai problemi medici che saranno loro proposti durante le lezioni di pratica medico-diagnostica.
– L’apprendimento basato su problematiche di casi clinici reali, fornira’ un nuovo sistema di insegnamento che è il motivo conduttire didattico di questo corso di studi. Piccoli gruppi di studenti saranno in tal modo coinvolti, sollecitati e responsabilizzati al proprio processo di apprendimento.

– Il tirocinio ospedaliero, nonche’ i contatti diretti con i pazienti, saranno strumento di apprendimento delle maggiori aree fisiopatologiche suddivise in 7 percorsi: cardiovascolare, onco-ematologico, locomotorio, digestivo, renale e urologico, ostetrico-ginecologico, pediatrico e neuroscientifico.

– Il primo anno di corso sara’ caratterizzato dallo studio di tecnologie dell’informatica e dell’ingegneria. Si apprendera’ inoltre l’atteggiamento critico necessario all’analisi dei dati, si approfondira’ la lingua inglese o italiana, a secondo della nazionalità dello studente, e si affronteranno temi relativi all’etica e alla legislazione medica, oltre che all’economia sanitaria. Attività di laboratorio affiancheranno le lezioni teoriche di chimica, biologia cellulare e molecolare, fisica medica, biochimica, anatomia, istologia, genetica e si svolgerà già un primo periodo di praticantato.

– Fin dal secondo anno l’approccio clinico e l’uso del laboratorio sono gli strumenti di studio dei processi fisiologici e fisiopatologici. Biostatistica, fisiologia umana, immunologia, microbiologia e virologia, patologia e medicina, farmacologia, scienze comportamentali e competenze di comunicazione, diagnostica 1, pratica clinica 1, salute e società sono alcuni dei corsi proposti, che affiancheranno lo studio di casi clinici (PBL). Non solo la pratica medica si avvarrà degli appositi manichini per lo studio della semeiotica, ma, il secondo semestre sarà caratterizzato da una ulteriore novità didattica: piccoli gruppi di studenti, affiancati da tutor studieranno i casi clinici di maggior rilevanza per i diversi apparati, presso strutture di medicina di gruppo in cui trovano sede alcuni ambulatori di medici di base.

– Durante il periodo degli ultimi tre anni gli studenti affronteranno le “cliniche mediche” attraverso le figure chiave dei tutor didattici che li supporteranno e guideranno, suddivisi in piccoli gruppi di studio, nelle discussioni, nell’analisi e nelle risposte terapeutiche dei casi loro sottoposti.

Appare evidente il salto qualitativo che si vuole imprimere alla didattica, complice il clima internazionale in cui un piccolo gruppo di studenti selezionati potrà essere formato, curando i vari dettagli degli aspetti scientifici, deontologici, umani e psicologici che sono alla base dell’esercizio della professione medica.

La didattica del nuovo corso di studi sara’ migliore dal punto di vista qualitativo in un contesto internazionale sempre piu’ in evoluzione. Gli studenti oltre alla loro formazione di lavoro in team, saranno all’altezza delle loro competenze scientifiche, psicologiche, deontologiche ed empatiche, necessarie per la formazione di ottimi medici.

“ll Papa Giovanni XXIII mettera’ a disposizione degli studenti di medicina – ha spiegato Carlo Nicora, Direttore Generale dello stesso ospedale – una struttura sanitaria ad alto tasso di tecnologia, in grado di curare tutte le patologie, uno spaccato realistico delle risposte che oggi la medicina e l’assistenza possono offrire ai bisogni di adulti e bambini, sia nelle malattie più diffuse sia nelle sindromi rare. Un ospedale – ha proseguito Nicora – dove lavorano professionisti che non sono solo ottimi clinici, ma anche ricercatori di grande valore, riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, con grande esperienza nel “training on the job”, l’imparare facendo”. Tutto cio’ – ha concluso il Direttore Generale – per avere, in cambio, giovani motivati, curiosi, provenienti da realtà anche molto diverse fra loro, capaci di stimolarci a mantenere quell’orizzonte internazionale che finora ci ha contraddistinto”.

“Si tratta di un corso internazionale non solo nella lingua, ma nel piano didattico – ha precisato Cristina Messa, Rettore dell’Universita’ di Milano Bicocca – e in partnership con un ateneo inglese. Puntiamo a una formazione – continua Messa – fortemente integrata: oggi per un medico è fondamentale essere autonomo nella comprensione e nella gestione dei dati, per la ricerca ma soprattutto per la medicina traslazionale, al letto del paziente. E poi vogliamo che i ragazzi crescano in ospedale, con un approccio problem solving “, ha concluso.

Il rettore dell’Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini ha sottolineato come la nascita dell’IMS sia strategica per l’ateneo cittadino: “La creazione dell’International Medical School – ha detto – è uno snodo strategico per la nostra Università, un risultato di un lungo lavoro di squadra che comprende collaborazioni di primaria importanza con l’Università Milano Bicocca e quella inglese del Surrey. L’avvio di questo progetto – ha proseguito – inoltre conferma la nostra volontà di continuare a investire sul territorio bergamasco con iniziative di altissimo profilo scientifico e tecnologico, in collaborazione con Ospedale Papa Giovanni. International Medical School infine è un ulteriore impegno che come Università abbiamo deciso di sostenere investendo e consolidando l’offerta formativa nell’area salute, già avviato con l’apertura del corso di Ingegneria Medica”, ha concluso.

Max Lu, Vice cancelliere dell’Università del Surrey, ha presentato l’ateneo inglese, un’università di medie dimensioni a sud di Londra, segnalato nei ranking di settore tra le prime dieci migliori Università britanniche. “Dobbiamo unire le nostre eccellenze – ha ribadito – per far partire questo progetto, che punta a formare medici capaci di lavorare utilizzando i dati, la tecnologia e la conoscenza”.

“Questo è un giorno importante per Bergamo – ha commentato Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo – che ha investito negli anni in conoscenza e salute raggiungendo grandi risultati. Si conferma la vocazione del territorio all’internazionalizzazione – ha proseguito Gori – di cui Università e aeroporto sono stati i motori principali, ma anche la vocazione alla ricerca, all’innovazione e al sapere scientifico. Ci aspettiamo che questa iniziativa – ha concluso il primo cittadino – aiuti Bergamo ad essere una città di giovani”.

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