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Il giorno 10 novembre, alle ore 9.30 presso la sala consiliare “Spajani” ha avuto luogo un evento emblematico: la firma di gemellaggio fra Asst Papa Giovanni XXIII, Diocesi di Bergamo e il Sant Joseph Hospital di Nazareth, che ha segnato un percorso di collaborazione tra le due strutture sanitarie che vedrà impegnati gli operatori sanitari del nosocomio bergamasco a verificare la funzionalità delle tecniche e dell’organizzazione oggetto del tirocinio. Anche la Diocesi di Bergamo darà il suo contributo a tale patto di gemellaggio, soprattutto nell’ambito delle iniziative di formazione della comunità cristiana sul tema del dolore e delle malattie, mettendo a disposizione dei tirocinanti del Sant Joseph Hospita, il Seminario Vescovile Giovanni XXIII per l’ospitalità e il pernottamento.

“La diocesi ha avuto, da sempre, un’attenzione particolare al tema della Terra Santa – ha commentato Mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo – poiché attraverso i pellegrinaggi, che sono espressione della fede, c’è stata una connotazione sempre più concreta di manifestare la cristianità in tale terra con l’avvicinamento sia morale sia concreto alle comunità cristiane. Siamo vicini come Diocesi a questo progetto – ha proseguito Mons. Beschi – offrendo accoglienza ai tirocinanti che verranno a formarsi nella nostra città. E a tal proposito, accogliamo l’invito fatto nel 1906 da Papa Giovanni XXIII di cui , non per casualità ,questo ospedale porta il suo nome, in occasione del suo viaggio in terra santa quando disse: “…..Gerusalemme è sempre Gerusalemme, la terra santa per eccellenza , prima ancora che Roma lo diventasse con i suoi monumenti, le sue memorie e la luce che da essa irradia….. “. Subito dopo ha preso la parola:

Pier Francesco Meneghini, presidente del Consiglio d’amministrazione del Gemelli Medical Center, che ha confermato quanto detto dal Mons. Beschi, e ha aggiunto: ” La Chiesa italiana ha sempre molto a cuore cosa accade in terra santa, specie in questi anni così difficili. Il Medical Center segue da anni quel che accade a Gerusalemme e in tale contesto abbiamo conosciuto il Sant Joseph Hospital di alto livello in una terra così difficile. Tenendo conto di tali difficoltà in cui vive la popolazione locale, è emersa l’esigenza di accrescere competenze ed è stato possibile in tempi brevi , porre le basi e portare avanti questo progetto al fine di collaborare, favorire la formazione e conoscersi in ambito internazionale.

Monsignor Claudio Giuliodori, assistente spirituale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha affermato: “questa iniziativa rispecchia la sensibilità e la solidarietà dei cattolici del nostro Paese verso l’area mediorientale. L’ultima iniziativa da noi intrapresa ci ha visti protagonisti dell’accoglienza di cinque studenti profughi Siriani. Attivando una serie di collaborazioni con la Terra santa , vogliamo promuovere sempre più di queste iniziative poiché ne riceviamo arricchimento umano, scientifico e spirituale. Questo nostro progetto con il Saint Joseph Hospital, nato dall’amicizia, dall’accoglienza e dallo stato di bisogno, sancisce la convergenza di diversi soggetti verso la solidarietà umana.”

“I rapporti consolidati con la comunità scientifica mondiale e la presenza di settori specialistici in grado di offrire protocolli di trattamento medico-chirurgico con standard elevati – ha commentato il direttore Carlo Nicora – ci consentono di incarnare appieno la visione strategica di Regione Lombardia, che punta sulla promozione internazionale e sulla cooperazione solidaristica per migliorare la salute delle persone. Mettiamo a disposizione conoscenze ed esperienze – ha continuato Nicora – per contribuire allo sviluppo di altre realtà sanitarie. Pongo l’accento su tre concetti fondamentali motore di questa collaborazione: conoscenza , internazionalizzazione e sviluppo. Conoscenza di professionisti per migliorare le competenze mediche nel resto il mondo. Una conoscenza costruita però vicino al letto del paziente; internazionalizzazione per esprimere i rapporti di collaborazione intrapresi in tutto il mondo, tema questo, che sta molto a cuore a questo ospedale; sviluppo reciproco inteso come scambio biunivoco che ci pone a interrogarci sui bisogni ed obiettivi da intraprendere, e a preparare ciò che è necessario per migliorare lo sviluppo di altre realtà sanitarie.

Simonetta Cesa, direttore delle professioni sanitarie ha spiegato: “Il progetto prevede un periodo di quattro settimane in cui Il personale del Saint Joseph Hospital potrà svolgere un tirocinio seguito da tutor del Papa Giovanni XXIII, focalizzato, in particolare, sulla gestione di pazienti in emergenza-urgenza e pronto soccorso, adulti, bambini e neonati in terapia intensiva, gravidanze a rischio e in ambito medico-chirurgico. La formazione e lo sviluppo delle competenze è molto rilevante – ha proseguito Cesa – la ricerca di risposte più vicine alle nuove esigenze dei pazienti è una parte essenziale di detto progetto e ha dato l’indirizzo alla linea guida da seguire per svolgere la nostra attività formativa e per per definire le fasi del progetto stesso”.

Jamila Koussa, direttore generale del Saint Joseph Hospital, ha ammesso: “Il Saint Joseph Hospital è l’unico ospedale cattolico in Gerusalemme. È un piccolo ospedale nato nel 1956 con 150 posti letto, che cura tutti, senza distinzione di religione, sesso e lingua e offre possibilità di lavoro alla minoranza cristiana. Accettiamo questa collaborazione con l’italia e con la Chiesa, poiché abbiamo in progetto di espanderci ed arrivare a 350 posti letto così da divenire il più grande ospedale cattolico in Gerusalemme . Noi investiamo molte risorse sia a livello di tecnologie, strumenti e personale sanitario per potere garantire un livello alto di prestazioni ai degenti ricoverati. Abbiamo,altresì, la volontà di accrescere le nostre competenze – ha proseguito Jamila Koussa – grazie all’intervento del personale del Papa Giovanni XIII, previsto da questo progetto. Per noi è fondamentale anche approfondire la conoscenza della cultura italiana, perché un gran numero di nostri pazienti è costituito da pellegrini e operatori di organizzazioni non governative che provengono dal vostro Paese. Oggi abbiamo siglato un accordo emblematico che segna un punto di svolta nella storia del Saint Joseph Hospital”, ha concluso Koussa.

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