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Il bambino è tornato a respirare grazie alla generosità  dell padre che gli ha donato un polmone. Il trapianto, effettuato all’Ospedale Papa Giovanni XXIII, è  stato il primo in Italia.

Bergamo, 27 febbraio 2023 – Il piccolo è  figlio di una coppia albanese, lui di di 34 anni e lei di 35, trasferiti in Italia da poco tempo. Dopo un anno di residenza in Italia, la coppia porta il bambino per visita all’ospedale Meyer di Firenze, in quanto accusa febbre alta, che non diminuisce, e malessere generale. Dopo gli esami di rito, la diagnosi è  presto detta: talassemia o anemia mediterranea, patologia del sangue. 

La malattia da trapianto contro l’ospite

Dopo le periodiche trasfusioni ematiche, si rende necessario il trapianto di midollo con “trasferimento” del sistema immunitario da padre in figlio. Tutto ben riuscito, ma tale trapianto genera un tremendo effetto collaterale: la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite. Trattasi di una reazione immunitaria dove le cellule trapiantate, provenienti dal donatore, “attaccano” gli organi e i tessuti del ricevente, che il nuovo sistema immunitario non riesce a riconoscere come propri. Questa malattia, cui si somma l’effetto dei farmaci antirigetto utilizzati per il trapianto, danneggia i polmoni al punto che il bambino sta per perdere, completamente, la capacità di respirare in modo autonomo per tale danno irreversibile. Per il piccolo non rimane, dunque,  alcuna speranza di sopravvivenza, se non quella di un trapianto di polmoni. Lo scorso autunno, gli specialisti dell’ospedale Meyer di Firenze contattano il Papa Giovanni XXIII per valutare ed eventualmente inserire il bambino in lista d’attesa per il trapianto di polmone

La fase pre-trapianto

Il 1° dicembre 2022 la famiglia arriva a Bergamo all’ospedale Papa Giovanni XXIII per eseguire tutti gli accertamenti in preparazione del trapianto polmonare. Il bimbo (con il pseudonimo di Mario) è ricoverato nel reparto di Pediatria, diretto da Lorenzo D’Antiga, che all’ospedale bergamasco è Direttore del Dipartimento percorsi pediatrici integrati. 

Il vantaggio di trapianto con un organo donato dal padre

In foto: Anduel, donatore del polmone al figlio Mario

Durante la discussione del team multidisciplinare dei trapianti pediatrici, Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di Chirurgia generale 3 – trapianti addominali e professore di Chirurgia all’Università di Milano-Bicocca, mette in evidenza l’enorme vantaggio rappresentato da un trapianto con un organo donato dal padre, che ha già donato il midollo e quindi trasferito la sua immunità al figlio. Ciò avrebbe eliminato il rischio di rigetto. Colledan spiega, inoltre, ai genitori di Mario che trapiantare al bambino, al posto del suo polmone destro, il lobo inferiore del polmone destro del padre, sarebbe stato sufficiente a salvargli la vita con un organo che non sarebbe mai stato rigettato.  Nonostante al Papa Giovanni questa strategia sia stata già adottata per il trapianto di fegato, nel caso del polmone tale intervento non era mai stato fatto in Italia ed aveva pochissimi precedenti in Europa, a causa della grande difficoltà tecnica e della rarità di tale situazione. Dopo dettagliata discussione e disamina di tutti gli aspetti, tutto il team concorda per questo tipo di approccio.

La consulenza del reparto Pneumologia 

I genitori del bambino sono pienamente d’accordo e il padre del bambino viene subito seguito dalla Pneumologia, che offre la propria consulenza al team trapianti in vista della preparazione dell’intervento sul padre. Il direttore Fabiano Di Marco, professore di Malattie dell’apparato respiratorio all’Università degli studi di Milano, e la sua équipe valutano in fase preoperatoria il padre-donatore a livello funzionale, clinico e di imaging. 

Durante tutto il periodo degli accertamenti medici, la famiglia, è stata accolta in uno degli appartamenti gestiti dall’Associazione Amici della Pediatria ETS ODV, che mette a disposizione volontari per le necessità delle famiglie che hanno bambini ricoverati per periodi medio-lunghi. 

Il prelievo del lobo polmonare ed il trapianto 

Il trapianto viene eseguito martedì 17 gennaio 2023 in due sale chirurgiche adiacenti, che lavorano in parallelo. L’intervento è guidato e coordinato da Michele Colledan, che effettua il trapianto sul bambino, mentre Alessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia generale 1 – addominale toracica, esegue il prelievo del lobo polmonare destro dal padre donatore. 

Il decorso post-operatorio

Subito dopo l’intervento il padre è ricoverato in prima giornata nella Terapia intensiva adulti, diretta da Fabrizio Fabretti (in foto). Il bambino, invece, viene ricoverato per due settimane nella Terapia intensiva pediatrica guidata da Ezio Bonanomi, struttura dedicata, in via esclusiva, al paziente in età pediatrica e specializzata nella gestione del bambino critico, anche nelle fasi successive al trapianto. Al suo arrivo in Rianimazione è ancora attaccato al sistema di circolazione extracorporea ECMO (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation) utilizzato per l’intervento.  Otto giorni dopo il trapianto, Mario, raggiunge l’autonomia respiratoria con sospensione della ventilazione invasiva. 

Il bimbo viene trasferito in degenza ordinaria il 1° febbraio in Pediatria, nello stesso reparto che lo ha seguito a dicembre. Le sue condizioni appaiono ottime con decorso clinico molto lineare. 

Le dimissioni del bambino e il follow up

Le dimissioni del bambino arrivano lo scorso martedì 21 febbraio, a poco più di un mese dall’intervento. Mario resterà per qualche tempo a Bergamo per sottoporsi ai controlli post-trapianto. Poi potrà tornare a casa e ricominciare una vita normale. La sola limitazione per il padre riguarda una riduzione del 20% del volume polmonare complessivo. Va però considerato che le normali riserve polmonari di un uomo adulto consentono, nonostante questa limitazione, non solo di condurre una vita del tutto normale, ma anche di eseguire attività sportiva. 

Le dichiarazioni

Maria Beatrice Stasi (in foto), Direttore generale ASST Papa Giovanni XXIII: “Un lavoro di equipe in cui molti operatori in perfetta armonia e condivisione hanno raggiunto un risultato che conferma l’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo tra le strutture di eccellenza sui trapianti a livello nazionale e non solo. Desidero rivolgere un pensiero affettuoso al piccolo ‘Mario’ e alla sua famiglia – prosegue – augurando loro una vita piena e gioiosa. Credo che qui abbiamo fatto una cosa ‘grande’, che gratifica di tanto impegno e sacrifici il nostro personale e mostra nella sua forma più bella la dedizione ai pazienti del nostro Servizio Sanitario.”

Fabio Pezzoli (in foto), Direttore sanitario ASST Papa Giovanni XXIII: “Vedere un bambino tornare a respirare autonomamente, dopo un trapianto, e vederlo uscire dall’ospedale è ciò che rende il nostro lavoro davvero unico. È significativo che ciò sia avvenuto proprio a Bergamo – continua –  a tre anni esatti dallo scoppio di una pandemia che ha tolto il respiro a tanti nostri cari. Quello di Mario è certo un caso particolare, avendo ricevuto un dono speciale da suo padre vivente. Ma la sua storia – aggiunge – è la testimonianza di quanto sia importante scegliere di donare i propri organi dopo la morte. Questo ha permesso ai nostri professionisti, nel corso di un’attività quasi quarantennale – conclude Pezzoli –  di trasformare il dolore di una perdita in una possibilità di cura per migliaia di bambini ed adulti che non avevano alternative terapeutiche e in una possibilità di salvare vite umane.”

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