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Prima casa di accoglienza alternativa di Caritas per i profughi nella città  di Kakanj, Comune della Bosnia situato a nord di Visoko.

Bergamo, 23 novembre 2022 – L’Italia, con Caritas, ente capofila, ha concretizzato la prima esperienza di accoglienza alternativa agli immensi campi profughi, aprendo un’abitazione nella città di Kakanj dedicata a richiedenti protezione internazionale. Una casa che ospita ora la sua prima famiglia: Wilson e Renato, padre e figlio originari dell’Ecuador. 

Abbandono dell’Ucraina a causa della guerra in corso 

I due, di recente, hanno lasciato l’Ucraina, a causa dell’escalation della guerra tra quest’ultima e la Russia, dopo che il ragazzo ha frequentato la scuola fino allo scorso  febbraio, in cerca di un posto sicuro per viverci, fermandosi ad Ušivak, uno dei centri di accoglienza temporanea per migranti reduci dalla Rotta Balcanica.

Una disponibilità verso il prossimo, quella di Caritas, che, dopo un lungo e difficoltoso percorso, ha potuto ufficializzare l’accoglienza di Wilson e Renato nella safehouse di Kakanj. “Abbiamo solo bisogno di avere una vita normale – ha affermato Wilson –  avere la nostra routine quotidiana e sentirci parte di una comunità. Adesso siamo parte di una nuova famiglia e anche noi saremo qui per prenderci cura degli altri. So che la prima cosa per integrarsi in una comunità – ha proseguito – è imparare la lingua, quindi spero di riuscirci presto per poter comunicare e condividere. Nel frattempo sappiate che per me la cosa più importante è lavorare  – ha aggiunto Wilson – mi piace aiutare e sono sempre a disposizione se qualcuno ha bisogno di una mano.”

 Il progetto safehouse, 

modello di accoglienza alternativo ai grandi centri profughi, è stata fortemente voluto da Caritas Bergamasca, ente capofila, Comune di Bergamo e CGIL Bergamo co-refenti del progetto, l’Ambasciata italiana in Bosnia, nonché le Acli, l’Arci e l’Anpi, e con il supporto di partner internazionali quali l’Ong Aternativa – realtà di Kakanj che si occupa della gestione e dello sviluppo del progetto –, l’OIM e Caritas Bosnia- Erzegovina insieme a Caritas Italiana che, con i suoi operatori sul campo, sono impegnate nel monitoraggio delle fasi operative e nell’assistenza ai profughi della rotta balcanica.

La casa di accoglienza ha uno spazio esterno dove Wilson potrà coltivare il suo hobby: la creazione di sculture in legno e, grazie al suo grande spirito di iniziativa e alla tanta creatività, con questo progetto potrebbe sviluppare un’attività in proprio.

La dichiarazione

La loro meta iniziale era l’Europa, ma dopo aver trascorso qualche mese in Bosnia-Erzegovina hanno deciso di restare e costruirsi una nuova vita – spiega Giulia Baleri, referente del progetto per CGIL Bergamo e attualmente in servizio civile a Kakanj con Caritas italiana –. Fin dai primi giorni al campo di Ušivak – ha proseguito – Wilson, il padre, si è subito messo a disposizione delle organizzazioni internazionali presenti per aiutare nei lavori manuali e Renato ha iniziato a prendere lezioni di bosniaco e ha frequentato alcuni corsi nella scuola locale mentre ora ha avuto la possibilità di essere regolarmente inserito nella scuola di Kakanj.” 

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