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L’incontro è stato richiesto dal Coordinamento provinciale  che ha avuto modo di presentare all’Agenzia di Tutela della Salute l’attività delle associazioni, le difficoltà che incontra e i punti di criticità del sistema di cura che riscontra chi, quotidianamente, è a contatto con i malati e le loro famiglie.

Massimo Giupponi: “Condiviso un metodo operativo per migliorare il sistema di cura”.

 

Bergamo, 29 settembre 2019 Le otto Associazioni del Coordinamento provinciale della salute mentale territoriali hanno incontrato, questa mattina, il direttore generale di Ats Bergamo, Massimo Giupponi, discutendo  sul tema delle problematiche inerenti la cura delle persone con disagio psichico e, in particolare, la contenzione dei malati, anche alla luce dei tragici fatti accaduti all’inizio di questo mese al Papa Giovanni XXIII.

«l sistema è ingessato perché non funziona in modo fluido – commenta Gianluigi Postini, rappresentante nell’Organismo di coordinamento della Salute mentale in Ats – La parte sanitaria fa ampio ricorso alla contenzione, farmacologica e fisica, a causa delle carenze dal punto di vista delle risorse umane disponibili, ma anche e soprattutto per la mancanza di una cultura alternativa. La parte sociale, relativa alla riabilitazione e al reinserimento della persona nel territorio – prosegue –  necessiterebbe di più adeguati servizi: residenzialità leggera, percorsi per l’autonomia e l’inclusione sociale, casa e lavoro al primo posto».

«Come associazioni ci siamo impegnati a condividere il metodo che il direttore generale Giupponi ha impostato – sottolinea Camilla Morelli, presidente di “Piccoli passi per…” – un metodo operativo su temi specifici. Saremo presenti nei tavoli operativi promossi da Ats per conseguire il miglioramento e il cambiamento del sistema nel suo complesso, un processo che deve passare necessariamente da un aumento delle risorse previste per la salute mentale in generale e per il territorio e per il sociale in particolare. Porteremo su quei tavoli continua  il sapere esperienziale delle famiglie e delle associazioni oggi riconosciuto nel Piano regionale per la salute mentale, un sapere che deriva dall’esperienza personale e dal fatto di avere da anni una progettualità di rete nel territorio a favore delle persone con disagio psichico e delle loro famiglie».

«Come Agenzia di Tutela della Salute faremo tesoro del portato delle associazioni in merito ai miglioramenti che il sistema di cura necessita – spiega Massimo GiupponiD’altra parte, per rispondere alla nostra mission anche in termini di prevenzione e di educazione, avvieremo un lavoro nelle scuole, sempre in collaborazione con i sodalizi e con le altre realtà del territorio, perché il disagio mentale si presenta in modo preoccupante e massiccio nella fascia di età minorile, con un esordio a un’età sempre più bassa», conclude.

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