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Nella bergamasca, al 2016, i casi di demenza sono circa 9.324, con un tasso di prevalenza di 84,13 su 10mila abitanti.

Nella città di Bergamo, il dato è più elevato: 126,79 su 10mila abitanti, a causa dell’innalzamento dell’indice di vecchiaia.

Bergamo, 2 aprile 2019 – E’ stata presentata questa mattina a Palazzo Frizzoni “Una rete per la demenza”, lungo lavoro che l’Ambito Territoriale 1 e ATS Bergamo hanno svolto per realizzare una guida ai servizi che sostengono i processi di diagnosi e presa in carico della demenza.
Sono intervenuti, tra gli altri, il Sindaco
Giorgio Gori e l’Assessore alla Coesione Sociale, Maria Carolina Marchesi.

L’Italia si  rivelato essere un dei  Paesi europei con più anziani, si stima infatti che il 22,6% della popolazione abbia un’età pari o superiore ai 65 anni. È quindi facile capire come negli italiani siano in aumento le malattie croniche, in quanto legate all’età, E tra queste la demenza.

Anche la demenza non è  una conseguenza inesorabile dell’invecchiamento, in Italia secondo le stime dell’Osservatorio demenza dell’Istituto superiore della sanità le persone  o convivono con il Decadimento cognitivo supera il milione , di cui circa 600mila con malattia di Alzheimer , mentre le persone coinvolte nell’assistenza dei loro cari sono circa a 3 milioni.

L’invecchiamento della popolazione rappresenta inoltre nel nostro territorio una delle più  rilevanti trasformazioni che ha modificato l’andamento demografico.

La situazione attuale nell’ambito territoriale 1 e identità come a un   costante allungamento della prospettiva di vita, corrisponda un importante aumento delle persone  Che hanno superato i 75 anni di età che vivono sole, spesso con patologie croniche.

Nella bergamasca i casi di demenza, secondo i dati forniti dal Servizio Epidemiologico Aziendale di Ars Bergamo, al 2016, i casi di demenza sono circa 9.324, con un tasso di prevalenza di 84,13 su 10mila abitanti. Nell’ambito distrettuale della città di Bergamo, il dato diventa nettamente più elevato 126,79 su 10mila abitanti, a causa dell’innalzamento dell’indice di vecchiaia territoriale.

«Sappiamo che in Italia  circa un terzo della popolazione ovvero, uno su tre, ha un’età che supera i 65 anni – commenta Giorgio Gori –  e potrebbe andare incontro a demenza senile. È importante, come affermano gli esperti della sanità, individuare i primi sintomi della malattia per poterla curare al meglio, anche con il cambiamento dello stile di vita. È  altresì importante mettere insieme tutte le forze per affrontare il problema – prosegue il sindaco – e la pubblicazione della guida alla demenza della quale si parla oggi è di fondamentale importanza. Grazie a tutte le associazioni che si occupano degli anziani, in particolare quelle locali che, con il loro contributo, fanno sapere che la nostra città  e’ sensibile al problema in questione».

La guida presentata oggi rappresenta una mappa utile per tutti coloro sia cittadini che addetti ai lavori  che incrociano la malattia in tutte le sue varie fasi fasi., e traccia un percorso al quale sia le persone malate che le loro famiglie possono accedere per una corretta definizione della diagnosi e cura della malattia in  questione e,infine, per individuare i servizi territoriali dedicati ai malati stessi.

«La guida ai servizi della demenza rappresenta un traguardo importante per la nostra città. Bisogna però non solo occuparsi del malato per una giusta diagnosi e la successiva terapia, ma anche per il sostegno dei loro familiari» sottolinea l’assessore Marzia Marchesi.

«Le famiglie dei malati di demenza trovano difficoltà  a mettersi in rete – spiega Maria Francesca Pasinelli, dell’associazione Alzheimer di Bergamo –  anche se rappresenta un grande sostegno per le famiglie stesse. Esse, in un primo momento, non si rendono conto di quello che avverrà in seguito e a cosa andranno incontro. Secondo me, occorre costituire un team di lavoro che non solo si occupi dei malati –  continua Pasinelli – ma anche dei loro familiari. Occorre inoltre aprire uno sportello di ascolto, con più professionisti, per ascoltare i malati, e coinvolgerli, insieme ai loro familiari, a seguire la rete per confrontarsi con tutti gli operatori del settore».

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