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Appuntamento in piazza Matteotti con il Consiglio delle donne, in occasione della Strawoman di sabato prossimo 23 giugno.

Bergamo, 21 giugno 2018 – Il Consiglio Delle Donne del Comune, in collaborazione con Strawoman Sportpiù e in contemporanea con la Corsa/camminata non competitiva, aperta a tutti per le vie di Bergamo di sabato 23 giugno 2018 con partenza alle ore 21 sul Sentierone lancia una petizione con raccolta firme su “Lo sport come occasione di parità contro le .discriminazioni di genere”.
Lo sport è un’ottima occasione per incrementare il benessere psicofisico, la fiducia in se stessi e l’autostima. Qualsiasi disciplina sportiva può essere praticata da donne e uomini, a patto che maschi e femmine possano esprimersi liberamente, senza essere etichettati come “fuori ruolo”.
Anche la violenza può essere combattuta praticando liberamente, al di là del genere e del ruolo, qualsiasi disciplina sportiva, non etichettando come “femminucce” i maschi che praticano sport ritenuti per “donne” e viceversa. La violenza contro le donne e i minori è una gravissima forma di discriminazione e violazione dei diritti fondamentali alla vita, alla libertà, alla sicurezza, alla dignità, all’integrità fisica e mentale.
La petizione, che è già stata presentata in Consiglio Comunale, nella seduta del 26 marzo 2018, insieme con un “Ordine del Giorno per l’abolizione delle discriminazioni di genere nello sport”, presentato dalla consigliera comunale Romina Russo, sarà offerta all’attenzione di donne e uomini che parteciperanno alla StraWoman 2018.
Dalle ore 19 alle ore 20.30, volontarie del Consiglio delle Donne con la consigliera comunale Viviana Milesi saranno disponibili, in un gazebo fuori da Palazzo Frizzoni, per distribuire materiale informativo, spiegare il tema della petizione e raccogliere le firme, che saranno poi inviate al Governo Italiano.
Firmare per abolire le discriminazioni di genere nello sport.
In Italia, ai sensi della legge 23 marzo 1981 n. 91, nessuna disciplina sportiva femminile è qualificata come professionistica, con pesanti ricadute in termini di mancanza di tutele sanitarie, assicurative, previdenziali, nonché di trattamenti salariali adeguati all’effettiva attività svolta. L’Unione europea è più volte intervenuta per denunciare la disparità di genere nell’accesso e nello svolgimento dell’attività sportiva, chiedendo espressamente “alle federazioni nazionali e alle relative autorità di tutela di assicurare alle donne e agli uomini parità di accesso allo statuto di atleta di alto livello, garantendo gli stessi diritti in termini di reddito, di condizioni di supporto e di allenamento, di assistenza medica, di accesso alle competizioni, di protezione sociale e di formazione professionale nonché di reinserimento sociale attivo al termine delle loro carriere sportive”.
In base a queste premesse, il Consiglio delle donne chiede che venga riconosciuta la parità tra uomini e donne nell’accesso allo sport; venga concessa la possibilità di avere lo status di professionista sia a uomini sia a donne in ogni disciplina sportiva; vengano concessi pari diritti a uomini e donne nello sport in termini di reddito, di condizioni di supporto e di allenamento, di assistenza medica, di accesso alle competizioni, di protezione sociale e di formazione, nonché di reinserimento sociale attivo al termine delle loro carriere sportive; venga garantita, infine, a donne e uomini pari possibilità di accesso ad ogni livello di rappresentanza in organi nazionali e internazionali e in ogni disciplina sportiva.

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