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13/03/2017

Uno nuovo studio pubblicato sulla rivista Science da Ilan Rosenshire, Professore di Batteriologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Gerusalemme, descrive come i batteri patogeni percepiscono il loro portatore e adattano la loro espressione genica per sfruttarlo e farlo ammalare. Il docente assieme al team di ricercatori della medesima università hanno descritto come i batteri patogeni sono in grado di percepire di essere attaccati alle nostre cellule intestinali e riuscire a rimodellare l’espressione di alcuni geni, tra cui quelli coinvolti in virulenza e metabolismo. Tutto questo per sfruttare le cellule e colonizzare Il nostro intestino . Infatti, la diarrea infettiva, una malattia comune nei bambini, è responsabile del decesso di due milioni di bimbi ogni anno nei soli paesi in via di sviluppo. Una causa primaria di questa e altre condizioni devastanti risiede nei batteri enteropatogeni, che attaccano il tratto intestinale quando vengono consumati cibi contaminati.

Lavorando con un ceppo patogeno di E. coli, i ricercatori hanno riscontrato che i batteri possono percepire l’attaccamento alle cellule intestinali umane e attivare la loro espressione genica in risposta.

Ciò è stato dimostrato progettando uno dei geni per esprimere una proteina che tinge i batteri facendoli apparire verdi al microscopio. Analizzandoli con tale strumento, i ricercatori hanno osservato che solo i batteri attaccati apparivano verde chiaro, mentre

quelli non attaccati rimanevano scuri.

Inoltre il team ha decifrato come appena avuta la percezione di essere attaccato alle cellule intestinali, il batterio patogeno riorganizzava la sua espressione genica, includendo geni coinvolti in virulenza e metabolismo, per sfruttare le cellule dell’ospite.

Questi risultati potrebbero portare allo sviluppo di nuove strategie per combattere le

infezioni batteriche.

“I prossimi passi – ha spiegato Rosenshine – saranno la mappatura in dettaglio dei geni che cambiano la loro espressione dopo l’attaccamento e la descrizione degli effetti precisi di questo rimodellamento dell’espressione. Un’altra questione importante – ha concluso il ricercatore – riguarda il testare se una simile regolazione sia coinvolta nei processi infettivi di altri patogeni”.

Fonte: “Science”

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