SHARE

Secondo l’accusa: «È lui l’assassino di Guerrina Piscaglia».

Si è chiuso il 24 ottobre u.s. il processo di primo grado che ha visto protagonista padre Gratien Alabi, il prete congolese condannato a 27 anni di reclusione per l’uccisione di Guerrina Piscaglia (proprio in questo mese avrebbe compiuto 52 anni), la quale era scomparsa il 1° maggio del 2014 lasciando a casa un figlio disabile che, come dicono amici e parenti, per nessuna ragione al mondo lo avrebbe abbandonato. Nel corso del processo l’arringa difensiva è stata abbastanza animata: «Avete cercato di ostacolare la verità sugli avvistamenti di Guerrina lungo la strada Marrecchiese il primo maggio 2014 – ha sostenuto Rizieri Angeletti, avvocato difensore del prete – dicendo che erano persone non credibili perché indirizzati dai media, avete spostato in tal senso gli orari, ma la loro testimonianza dimostra che Guerrina, nell’orario in cui si dice che sarebbe stata uccisa da Padre Gratien, era viva». Poi, il legale difensore, si è appellato al «principio dell’oltre ragionevole dubbio in mancanza del quale non si può condannare». Tra i due, secondo l’accusa, c’è stata una relazione che il sacerdote congolese di 46 anni voleva nascondere. Anche il pm aveva chiesto 27 anni di reclusione, la difesa invece l’assoluzione piena per mancanza di indizi. Per quanto riguarda le prove di colpevolezza il RIS, nell’ispezionare il PC del prete, ha trovato all’interno di esso foto di suore nude e messaggi compromettenti. inoltre, secondo l’accusa, il sacerdote congolese avrebbe mandato un sms dal telefonino della donna scomparsa per dare l’impressione agli inquirenti che quest’ultima fosse ancora viva. Da alcune indagine compiute dalla polizia, infine, è emerso che,il sacerdote condannato, ha anche abbordato una prostituta.

LASCIA UN COMMENTO