SHARE

Il 29,8% degli studenti della provincia di Bergamo conosce qualcuno che è stato vittima di cyberbullismo. Il 4,6% ha preso parte a episodi di cyberbullismo rivolti verso altri ragazzi, soprattutto maschi (6% verso il 3,3% delle ragazze) L’8% degli studenti ha riferito di essere stato vittima di cyberbullismo.



Bergamo, 07 febbraio 2020 – La fotografia del fenomeno nella popolazione studentesca della provincia di Bergamo ci viene offerta da quanto emerge dallo studio ESPAD condotto nel 2018, su mandato di ATS Bergamo, dal CNR di Pisa in collaborazione con l’Osservatorio Dipendenze del Servizio Epidemiologico Aziendale dell’Agenzia di Tutela della Salute, su un campione statisticamente significativo di ragazzi e ragazze dai 15 ai 19 anni, afferenti a istituti scolastici secondari di secondo grado della provincia di Bergamo, di diverso indirizzo e collocazione territoriale.

Il cyberbullismo tra gli studenti della provincia di Bergamo

Il 29,8% degli studenti della provincia di Bergamo ha riferito di conoscere qualcuno che è stato vittima di cyberbullismo, percentuale più elevata tra le femmine (36,8% verso il 22,6% dei coetanei maschi).

Il 4,6% riferisce di aver preso parte a episodi di cyberbullismo rivolti verso altri ragazzi, soprattutto maschi (6% verso il 3,3% delle ragazze).

L’8% degli studenti ha riferito di aver subito episodi di cyberbullismo, specialmente le studentesse per le quali la quota raggiunge quasi l’11%.

Per il 60% degli studenti vittime di cyberbullismo gli autori di tali episodi sono stati compagni di scuola, per quasi il 30% persone sconosciute, per il 27% altri conoscenti, per il 14% altri amici, per l’8% i compagni di sport e per il 6% persone adulte.

Tra gli studenti che sono risultati avere un profilo “a rischio” nell’utilizzo di Internet (11% circa 5.500 studenti) sono più elevate le percentuali sia di coloro che riferiscono di conoscere vittime di episodi di cyberbullismo (49,6% contro il 27,6% degli utilizzatori non a rischio), sia di coloro che riportano di esserne stati vittima (il 14,1% contro il 6,6%).

Il  rapporto degli studenti con la rete e con i social

Il 99% degli studenti bergamaschi tra i 15 e i 19 anni possiede almeno un dispositivo per accedere ad Internet (PC, tablet, smartphone, ecc.) e il 98% ne riferisce un uso quotidiano, con intensità differenti: il 20% resta connesso per più di 5 ore e il 19% tutto il giorno. Sono le ragazze a utilizzarlo maggiormente. Durante i giorni di scuola le prevalenze si riducono: è pari al 95% la quota di ragazzi che utilizzano Internet per fare attività. Anche in questo caso sono le ragazze a evidenziare un utilizzo maggiore, mentre non emergono differenze di età.

Sono molte e differenziate le attività svolte dai ragazzi in Internet: in un giorno di scuola il 93% lo utilizza per chattare e/o partecipare ai social network, l’81% per fare ricerche e/o leggere quotidiani, il 74% per ascoltare/scaricare musica, video, film, ecc; il 36% per fare giochi di ruolo e il 28% per accedere a siti specificatamente rivolti ad adulti, attività svolte soprattutto dai maschi e dai minorenni. Il 12% degli studenti si dedica ai giochi di abilità (come Texas Hold’em o Sudoku), soprattutto i maschi.

Le attività svolte per il maggior numero di ore giornaliere sono “Chattare/stare sui social” e “Ascoltare/scaricare musica, video, ecc.”, soprattutto da parte delle ragazze e dei ragazzi maggiorenni.

Qual è la percentuale di rischio

La somministrazione ai ragazzi di un apposito test di screening specifico per adolescenti, validato a livello nazionale (test SPIUT – Siciliano et al., 2015), evidenzia che tra quanti utilizzano Internet l’11% (pari a circa 5.500 studenti) risulta avere un utilizzo “a rischio”, con differenze tra le fasce di età: sono a rischio il 12,5% dei minorenni e l’8,6% dei maggiorenni.  Nel 2016 la prevalenza di ragazzi a “rischio” era pari al 7,1%.

Si tratta di un dato importante in quanto i soggetti con “profilo a rischio” presentano, rispetto ai loro coetanei, una maggiore probabilità di manifestare stati di malessere e/o problematicità:

a livello fisico, come ad esempio alterazioni del sonno,
a livello psico-relazionale, come alterazioni dell’umore, delle relazioni sociali,
influenza sulla condotta di vita quotidiana.

Confrontando il gruppo di utilizzatori di Internet “a rischio” con quello “non a rischio” emergono differenze relative a caratteristiche individuali, familiari e di contesto.

Tra gli utilizzatori “a rischio” è superiore, rispetto agli utilizzatori con profilo non a rischio:
l’uso di Internet per un numero rilevante di ore (da 4 a 6 ore giornaliere o oltre le 6, che riguarda il  63% dei ragazzi a rischio, contro il 21% dei non a rischio),
un andamento scolastico medio/basso,
la percentuale di ragazzi che riferiscono:
di avere genitori che non sanno con chi e dove trascorrono le serate e che non monitorano le attività del sabato sera;
di non sentirsi affettivamente ed emotivamente sostenuti dai propri genitori;
la quota di coloro che riportano di non sentirsi soddisfatti:
delle relazioni amicali,
del rapporto con se stessi,
della propria salute,
della condizione economica familiare.

La conoscenza del fenomeno diventa fondamentale per orientare interventi preventivi e di sensibilizzazione. L’Agenzia di Tutela della Salute manterrà da parte sua elevata l’attenzione alla conoscenza e all’evoluzione del fenomeno attraverso il monitoraggio e la ricerca, attraverso sia la realizzazione periodica dello Studio ESPAD, qui presentato.

La consapevolezza che l’utilizzo dei diversi device e non di rado anche della rete avviene in età sempre più precoce ha spinto Il servizio Epidemiologico Aziendale dell’ATS di Bergamo e  i Pediatri di Libera Scelta a studiare il fenomeno in età pediatrica. A breve verranno resi pubblici i risultati dello studio.

 

LASCIA UN COMMENTO