A 30 anni dalla scomparsa del pittore bonatese Tarcisio Merati, il Comune di Bonate Sopra ha ritenuto doveroso ricordare e valorizzare la figura dell’illustrazione concittadino, intitolandogli la sala consigliare e inaugurando la mostra a lui dedicata.
Bonate Sopra,13 maggio 2025 – L’inaugurazione della mostra avverrà il prossimo sabato 17 maggio, alle 17.00. La mostra sarà visitabile con ingresso libero fino al 24 maggio con i seguenti orari:
– Vernissage 17/05/25 dalle 17:00
– Domenica 18/05/25 dalle 09:00 alle 12:00
– Da lunedì 19/05/25 a venerdì 23/05/25 dalle 16:00 alle 18:00
– Sabato 24/05/25 dalle 9:00 alle 12:00
Natura della mostra di Tarcisio Merati
La Mostra “Tarcisio Merati – Maestro dell’Art Brut” e’ concentrata sulla figura di risalto internazionale a 30 anni dalla scomparsa, ma anche dell’Art Brut in generale, che negli ultimi anni è sempre più al centro dell’attenzione grazie ad artisti più conosciuti come Antonio Ligabue e come dimostra il successo della recente mostra di Yayoi Kusama “Infinito Presente” al Palazzo della Ragione di Bergamo. Nel corso del Vernissage di sabato alle ore 17:00, presso la Sala Consigliare del Comune di Bonate Sopra, in Via S. Francesco d’Assisi n°3, la critica d’arte Bianca Tosatti illustrerà la vita e le opere di Merati e ci parlerà delle opere esposte nella mostra, opere fornite dall’Associazione Merati di Bergamo e dalla sua Presidente Silvia Pesce: non solo quadri, ma anche arazzi realizzati dall’artista.
Le iniziative su Tarcisio Merati proseguiranno poi nel corso di tutto il 2025 con progetti scolastici, corsi d’arte dedicati e molto altro.
Note biografiche e artistiche
Tarcisio Merati nasce a Bonate Sopra, a pochi chilometri da Bergamo, il 27 maggio 1934. La sua è una famiglia di artigiani. Le condizioni economiche in cui cresce sono molto disagiate: Tarcisio non accetta, si ribella presto, non condivide lo stile di vita dei suoi familiari. Chi l’ha conosciuto bene (come l’assistente sociale Silvia Pesce, diventata sua grande amica) lo descrive come un esteta nato, raffinatissimo, sempre vestito -anche se con povere cose- con particolare ricercatezza. Nel giardino dell’ospedale psichiatrico di Bergamo dove è stato a lungo, raccoglie tutti i giorni dei fiorellini per l’occhiello o per fare fiocchetti, a volte piccole pigne che gli servono come ornamento sulla giacca.
La figura di Tarcisio Merati
Piccolo e grassottello, di modi gentilissimi, usa spesso diminuitivi: l’ospedale lo chiama “il castelletto”, il latte “lattino”. Perde il padre quando è piccolo. La madre si risposa con un panettiere, un uomo rozzo e violento, che spesso lo picchia, a volte usando il martello. Dopo le elementari segue l’avviamento professionale, concentrandosi sul disegno tecnico, dove pare fosse abilissimo. Fino ai diciotto anni lavora come garzone in panetteria. Alla fine degli anni Cinquanta va a cercare lavoro in Svizzera come muratore. Ha già svolto questa attività a Bergamo senza molto successo.
Il suo delirio di onnipotenza
A venticinque anni, nel 1959, le sue condizioni psichiche subiscono un tracollo: la miseria economica e culturale, le liti in famiglia, il secondo matrimonio della madre (che chiamerà sempre “la Viscardi”, solo con il suo cognome), un lavoro non amato lo rendono vulnerabile in maniera insostenibile. “Decide” di reagire presentando, anche in forme aggressive, un’immagine di sé tutta diversa: crede di essere ora un romanziere, ora un musicista, ora un uomo politico importante. Comincia il suo delirio di onnipotenza.
La biografia di Maria Rita Parisi
Si inventa fidanzate che non esistono. Diventa un mitomane. Nel suo delirio sceglie un nuovo ruolo sociale, una nuova condizione di agiatezza; si identifica con una cultura, con un mondo radicalmente diversi dai suoi. “vuole ripartorire se stesso”, scrive Maria Rita Parsi nell’unica biografia esistente sull’artista (alla quale il sindaco si ispira, ringraziandola di cuore) “in una ‘forma’ che gli appartenga”. Viene ricoverato per la prima volta il 7 agosto 1959.
Il ricovero nell’ospedale neuropsichiatrico provinciale di Bergamo
Quando entra nell’ospedale neuropsichiatrico provinciale di Bergamo si sente in fuga, avverte l’inizio di “una libertà conquistata attraverso la scissione e il delirio”. La cartella clinica recita: “Sindrome dissociativa, schizofrenia”; più tardi: “Psicosi in ritardo mentale”. Entra ed esce dal manicomio più volte. Mostra atteggiamenti minacciosi nei riguardi di ragazze, non ha abbandonato la sua mitomania e scopre ora, a ventisette anni, un ruolo nuovo: si presenta come maestro elementare in attesa di sistemazione.
La terapia psichiatrica con elettroshock
Subisce il primo elettroshock poi l’insulino-terapia, per provocare un nuovo shock, questa volta ipoglicemico. Tenta più volte la fuga. Una volta il suo ex padrone, dal quale si è recato per chiedere lavoro, lo riporta in ospedale. Negli anni seguenti, dal 1974 al 1984, le cartelle cliniche non registrano nessun cambiamento sostanziale. Eppure è avvenuta una grande novità. Nella nota clinica del 23 luglio 1983 si può leggere: “Discretamente pulito, anche nel reparto e all’atelier, disegna quadri piuttosto astratti”.
La scoperta della pittura
Ma già dal 1975, anche se nessuno lo registra, Tarcisio ha scoperto la pittura. E da quest’anno fino all’83, la produzione artistica è enorme. Frequenta l’atelier dalla mattina alla sera, non ha altro che la pittura. Il suo mondo si popola di simboli, di un suo personale alfabeto, di un codice di colori do ve si ripetono temi costanti.
Ci sono gli “uccelletti”, uccelletti variopinti che si confondono a volte con le “macchinette”. Di queste esistono una trentina di repliche. Tercisio ama le serie: ci sono le incudini, le carte dell’Italia, le lettere decorate, le visioni circolari dal binocolo, apparecchi elettrici o strumenti da lavoro, insetti.
Gli anni di massima ispirazione
Gli anni di massima ispirazione sono il 1975 e il 1976. Dal 1983 la produzione si interrompe bruscamente. Cosa è successo? La sorella porta a casa perché più volte Tarcisio è sembrato più “buono” in famiglia. Comincia a lavorare a domicilio (non è indifferente per il modesto reddito familiare che Tarcisio riceva una pensione per il suo passato lavoro di muratore), assemblando dalla mattina alla sera, per le industrie della zona, piccoli giocattoli, macchinette soprattutto, di cui deve montare le ruote (si può fare dell’amara ironia perché queste erano uno dei suoi soggetti preferiti). Tarcisio “serve” di più fuori che dentro l’ospedale.
Miglioramenti sul piano psichiatrico
Per sette anni non dipinge più. Ma lui vuole tornare nel “castelletto” con i suoi “soldati” (così chiama gli infermieri), “libero dalle dittature della sorella”. Nel frattempo il ricovero coatto viene trasformato in ricovero volontario: è notevolmente migliorato sul piano psichiatrico e, da tempo, si mostra stabilmente tranquillo. Nel 1991 si trasferisce in una casa di riposo vicino al vecchio ospedale, dove c’è ancora l’atelier, che egli riprende a frequentare. Ma il ritmo è ormai più stanco, più lento.
La sua prima mostra al Teatro sociale
Nel 1993, grande avvenimento: gli viene organizzata la sua prima mostra al Teatro Sociale di Bergamo. E’ entusiasta per la tanta gente venuta, non si esprime ma sorride sempre. Tira spesso fuori dal taschino un uccelletto di plasticache mostra a tutti. Lo stesso anno si costituisce la “Associazione Tarcisio Merati” (promossa dal senatore Carrara e da Silvia Pesce) per tutelare il suo lavoro.
L’arrivo della pensione d’invalidità
Con l’arrivo della pensione di invalidità si sente ricco. La sua cara amica Silvia Pesce racconta che si vuole finalmente comprare un anello d’oro, qualche bel vestito, delle scarpe (ha un debole per i tacchi alti). Escono spesso insieme nei negozi. Si diverte molto ad accompagnarla al supermercato. Gli ultimi anni trascorrono sereni. Il 22 ottobre 1995 muore per un tumore al polmone.
L’arte manicomiale
L’arte manicomiale, o “arte alienata” come talvolta definita, è un fenomeno che ha preso piede in Italia e in Europa a partire dall’inizio del XIX secolo in alcuni ospedali psichiatrici, anche noti come “manicomi”. Questi ospedali hanno ospitato persone con malattie mentali e, in alcuni casi, hanno incoraggiato e consentito ai pazienti di esprimersi artisticamente. L’arte manicomiale si riferisce dunque alle creazioni artistiche realizzate dai pazienti di questi ospedali, come dipinti, sculture, disegni, scritti e manufatti di vario genere.
La dichiarazione del Sindaco Matteo Rossi
“Bonate Sopra rende un doveroso omaggio alla figura di un nostro illustre concittadino – dichiara Matteo Rossi (in foto), Sindaco di Bonate Sopra ed ex Presidente della Provincia di Bergamo -. Ci sono storie che devono essere raccontate e che non possono essere dimenticate, per il loro valore simbolico e per il messaggio che ancora sanno offrirci, e quella di Merati e’ sicuramente una di queste. Ringrazio l’assessore Gabriele Rosa – prosegue il Sindaco – per la passione con la quale ha costruito questa iniziativa insieme a tutte le associazioni coinvolte e alla biblioteca comunale”.