La sindaca Elena Carnevali fa una dichiarazione in relazione a una recente sentenza del Consiglio di Stato su affitti brevi e prende come esempio la tutela di Città Alta e la salvaguardia della sua identità.
Bergamo, 18 aprile 2025 – Questa la dichiarazione della Sindaca Elena Carnevali:
“Negli ultimi anni a Bergamo abbiamo assistito a una crescita costante delle locazioni turistiche, in particolare in Città Alta. Questo fenomeno ha certamente contribuito a valorizzare l’attrattività turistica della nostra città con tutti i benefici indotti, ma ci impegna, ormai da tempo, alla necessità di trovare un equilibrio tra residenzialità e accoglienza. La salvaguardia di questo equilibrio è fra le priorità dell’Amministrazione e stiamo lavorando per sollecitare strumenti normativi, attualmente assenti, che permettano di preservare il tessuto sociale e abitativo di Città Alta, cuore simbolico della nostra comunità. È in atto un dialogo con Regione Lombardia, purtroppo sospeso a causa del ricorso presentato dal Governo alla Corte Costituzionale – continua la sindaca – contro la legge della Regione Toscana, che aveva votato a fine dicembre una legge per permettere ai comuni di limitare gli affitti brevi. A rendere più difficile la possibilità di regolamentazione è la recente sentenza del Consiglio di Stato n. 2928/2025, che interviene su un punto centrale: secondo i giudici, la locazione turistica in forma non imprenditoriale – cioè quando un privato affitta il proprio immobile senza organizzazione d’impresa – non è considerata attività ricettiva. Di conseguenza, non può essere regolamentata dai Comuni né essere sottoposta a limiti o vincoli locali. La sentenza chiarisce che questa attività rientra nel diritto di proprietà e nella libertà contrattuale garantita dalla legge, e non è soggetta a SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) né ad altri strumenti autorizzativi comunali. In pratica, un proprietario può affittare il proprio immobile per fini turistici – aggiunge – senza dover ottenere alcun permesso dal Comune, e le amministrazioni locali non hanno potere di vietare o condizionare questa scelta. Questo principio, seppur giuridicamente fondato, rischia di svuotare di efficacia ogni tentativo da parte dei Comuni di tutelare i propri quartieri storici, soprattutto in contesti delicati come quello di Città Alta, dove si rischia la trasformazione di un quartiere abitato. Tuttavia, le amministrazioni comunali non possono rinunciare alla possibilità di governare il fenomeno che consente di tutelare la qualità della vita dei residenti e del turismo stesso. È nostro dovere insistere, come stiamo facendo anche a livello dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, affinché lo Stato, con una norma di rango nazionale, e le Regioni, che hanno potere legislativo, consentano ai Comuni di avere strumenti regolatori almeno nelle aree di particolare pregio storico sottoposte a una pressione crescente sul patrimonio abitativo e sull’identità sociale. Il nostro impegno – conclude Elena Carnevali – come Amministrazione, sarà sempre quello di conciliare accoglienza e vivibilità”.