Una folla commossa ha ricordato oggi Arnsldo Minetti e Kika Mamoli con la scopertura di una targa affissa all’Hospice dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Borgo Palazzo, già intitolato a Kika Mamoli.
Bergamo, 14 marzo 2025 – Arnaldo Minetti fu l’imprenditore alla guida, per 35 anni, dell’Associazione Cure Palliative, per questa ragione l’Hospice è stato intitolato a lui e alla moglie Kika Mamoli, scomparsa nel 2005, come stima, riconoscenza e affetto di tante persone verso due figure che hanno profondamente segnato la storia delle cure palliative a Bergamo e in tutta Italia.
La scopertura della targa
Dopo la scopertura della targa, la benedizione da parte di don Alberto Monaci, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Salute della diocesi di Bergamo e l’esibizione del Coro “Kika Mamoli”, successivamente, don Attilio, ha celebrato la Santa Messa all’interno della Cappella dell’Hospice.
Nella foto: il momento della scopertura della targa nell’hospice di Borgo Palazzo
Erano infatti gli anni ’90 quando, accomunati dall’impegno nel volontariato e dalla fiducia verso le cure palliative e il diritto a non soffrire anche di fronte alle malattie più gravi, Kika Mamoli e Arnaldo Minetti, oltre a promuovere cure palliative domiciliari, iniziarono a pensare ad un luogo in cui i malati in una specifica fase della loro vita potessero ricevere cure, attenzioni e dedizione. Iniziò così un’ imponente raccolta fondi, promossa dall’Associazione Cure Palliative, a cui parteciparono moltissime realtà locali, imprese, istituzioni, professionisti e tanti cittadini per realizzare l’Hospice di Borgo Palazzo, che, una volta completato, venne immediatamente donato agli allora Ospedali Riuniti di Bergamo, perché fosse un’opera afferente al SSN. L’hospice venne così inaugurato il 22 dicembre 2000, divenendo il primo Hospice pubblico in Italia e il primo in assoluto in provincia di Bergamo.
Le dichiarazioni
“Con la scomparsa di Arnaldo Minetti – ha commentato Francesco Locati (in foto), Direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII – Bergamo ha perso una figura di spicco del volontariato locale: la collaborazione della nostra ASST con l’Associazione Cure Palliative è proseguita senza interruzioni grazie all’infaticabile figlia Aurora che ne ha raccolto il testimone. Con l’Associazione Cure Palliative collaboriamo attivamente fin dalla sua nascita – ha proseguito – cioè da 36 anni, e anche grazie a loro continuiamo ad offrire cura e assistenza ai malati inguaribili in fase avanzata di malattia, seguiti a domicilio o ricoverati, e ai loro famigliari. Molti sono i ricordi personali che mi legano ad Arnaldo Minetti – ha aggiunto Locati – in particolare i momenti che hanno seguito l’avvio del Comitato Ospedale Senza Dolore, che hanno fatto scuola per tutto il territorio lombardo”.
“Oggi rendiamo omaggio a una figura straordinaria: Arnaldo Minetti – ha detto la Sindaca Elena Carnevali (in foto) – un amico di lunga data e un pioniere testardo che ha dedicato la sua vita alla battaglia per il diritto alla cura senza dolore e alla dignità del fine vita. L’Hospice di Borgo Palazzo, tra i primi esempi in Italia, fu realizzato raccogliendo i fondi necessari grazie all’Associazione Cure Palliative, di cui lui e sua moglie Kika Mamoli furono i fondatori, e poi volutamente donato agli Ospedali Riuniti perché fosse patrimonio pubblico e accessibile a tutti. Con l’intitolazione di oggi – ha continuato la Sindaca – questa struttura porta anche il suo nome, segno tangibile dell’impegno che lui e sua moglie Kika Mamoli hanno profuso per garantire a ogni persona malata rispetto, cura e umanità fino all’ultimo. Convinto sostenitore delle cure palliative, si è impegnato fattivamente per il varo della legge 38 del 2010 per la diffusione e la semplificazione dell’accesso alle terapie per il trattamento del dolore. Arnaldo ci ha lasciato in dono il suo esempio che rivive attraverso gli operatori e i volontari che ogni giorno assistono i malati e sono al fianco dei loro familiari in ogni gesto di vicinanza e cura. A distanza di un anno dalla sua scomparsa – ha aggiunto – il suo lascito è più vivo che mai. La rete di cure palliative che ha contribuito a creare è oggi una realtà forte e radicata. Il suo esempio ci ricorda che il cammino non è finito: c’è ancora molto da fare per garantire a tutti l’accesso a cure adeguate e il diritto a essere accompagnati con dignità fino alla fine,” ha concluso Elena Carnevali.