Theodore McCarrick, l’ex cardinale americano accusato di aver compiuto abusi omosessuali su giovani seminaristi e su minorenni, fu privato della porpora da papa Francesco nel luglio 2018 e, un anno dopo, al termine di un processo canonico, fu ridotto a laico.
Roma, 10 novembre 2020 – Nel 1977, McCarrick, fu promosso da papa Paolo VI vescovo ausiliare di New York; nel 1981, da Giovanni Paolo II vescovo di Metuchen; nel 1986, arcivescovo metropolita di Newark; nel 2000, arcivescovo metropolita di Washington e, nel 2001, fu innalzato a cardinale. Al momento della sua nomina a Washington, la Santa Sede ignorava i suoi abusi e agì sulla base di informazioni incomplete. Ciò è quanto emerso dal “Rapporto sulla conoscenza istituzionale” e processo della Santa Sede riguardante l’ex cardinale statunitense redatto dalla Segreteria di Stato per volontà di Papa Bergoglio e pubblicato stamani dopo due lunghi anni di indagine.
Le basi del “Rapporto sulla conoscenza istituzionale”
Tale Rapporto, di 400 pagine, si basa sull’esame documentale di vari Dicasteri della Curia capitolina e della Nunziatura di Washington, ma soprattutto su parecchie interviste testimoniali, da parte delle vittime, nonché cardinali e vescovi e funzionari della Conferenza episcopale Usa, ex seminaristi e sacerdoti di diverse diocesi e segretari di McCarrick.
Processo della Congregazione per la Dottrina della fede
La questione della colpevolezza dell’ex cardinale non è affrontata però dal diritto canonico, perché già sentenziata dal processo della Congregazione per la Dottrina della fede, che ha stabilito le dimissioni dell’ex cardinale dallo stato clericale.
Sono state Ascoltate numerose vittime di abusi sessuali di McCarrick che hanno sostenuto e descritto “una gamma di comportamenti comprendenti abusi o aggressioni sessuali, attività sessuale non voluta, contatti fisici intimi, condivisioni dello stesso letto e abusi di autorità e di potere”. Di tali testimonianze è stato messo al corrente il Papa.
“Il Rapporto vaticano sull’ex cardinale McCarrick – ha spiegato l’arcivescovo di Los Angeles e presidente della Conferenza episcopale americana, José Gomez – è un altro tragico capitolo della lunga battaglia della Chiesa per confrontare i crimini di abuso sessuale del clero.”
