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La presenza di cambiamenti rapidi, ripetuti e repentini nell’umore potrebbe rappresentare il criterio diagnostico più accurato per distinguere il disturbo borderline della personalità (BPD) dal disordine bipolare o dalla depressione maggiore, dato che questo criterio è caratterizzato dal 90% di sensibilità.


Popular Science (MSD), 9 febbraio 2019 – Secondo Mark Zimmermann, docente della Brown University di Providence, autore dello studio su più di 3.000 pazienti che ha portato a queste conclusioni, il cosiddetto criterio “dell’instabilità” consente lo screening del BPD durante la valutazione clinica iniziale di un paziente con disordine bipolare o depressione maggiore in modo analogo a quello con cui si effettua lo screening di altre comorbidità.


Questo criterio presenta sia una sensibilità elevata che un notevole valore predittivo negativo, il che lo rende particolarmente utile e semplice da incorporare negli esami clinici di routine.


Diversi studi hanno dimostrato che il BPD è sottodiagnosticato nella pratica clinica, e piuttosto che ricorrere ad un apposito questionario, che avrebbe finito per non essere usato, i ricercatori hanno preferito seguire lo stesso paradigma che il medico segue durante una valutazione clinica, ossia l’identificazione di un criterio osservato tanto di frequente da poter essere impiegato a fini di screening.


Il criterio è stato esaminato con particolare attenzione nei pazienti con disordine bipolare, che a loro volta sono affetti da instabilità affettiva, ma i cui sbalzi d’umore sono qualitativamente diversi da quelli che caratterizzano il BPD. Una revisione della letteratura ha riscontrato che circa il 20% dei soggetti con disordine bipolare presenta anche BPD

Fonte: J Clin Psychiatry 2019

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