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Il programma coinvolge oltre 100 luoghi di lavoro nella Regione Lombardia.

 

Bergamo, 9 giugno 2017 –

Il luogo di lavoro rappresenta un contesto ideale per sostenere le risorse umane nel percorso di controllo dei fattori di rischio individuali dovuti a comportamenti errati come cattive abitudini alimentari, fumo, alcol, sedentarietà e stress).

L’Agenzia di Tutela della Salute e Confindustria di Bergamo, hanno dato vita già da diversi anni al primo programma standardizzato di promozione della salute nei luoghi di lavoro (WHP) in Lombardia. Tale programma coinvolge oltre 100 luoghi di lavoro, riuniti in una rete locale di imprese riconosciuta dal 2012 come partner di eccellenza dalla Rete Europea ENWHP. Un’esperienza che ha suscitato interesse anche da parte di diversi Paesi dell’Unione Europea.

Le aziende, aderendo alla rete WHP e attuandone il programma, possono dare un importante contributo alla prevenzione delle malattie non solo professionali, ma anche cronico-degenerative, promuovendo la salute e il benessere psico-fisico attraverso iniziative fatte su misura alle necessità individuali e realizzate in un’ottica integrata, che puntino all’equilibrio tra l’ambiente di lavoro e la vita privata.

Si è svolto oggi, all’Ats di Bergamo, il convegno «Il medico competente, la promozione della salute e l’utilizzo dei dati della cartella sanitaria e di rischio» organizzato dalla medesima Agenzia, con il sostegno dellAssociazione dei Medici Competenti e il patrocinio di SIMLII (Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene industriale).

«Il programma WHP – ha spiegato Roberto Moretti, responsabile del Servizio Promozione della Salute di Ats Bergamo – prevede un accreditamento annuale con il conferimento all’azienda di uno specifico logo “Luogo di lavoro che promuove la salute”, assegnato a nome della Rete Europea ENWHP (European Network for Health Promoting Workplace). I luoghi di lavoro che aderiscono alla Rete WHP – ha proseguito – iniziano un percorso che prevede la realizzazione di buone pratiche efficaci nel campo della promozione della salute, con riferimento all’alimentazione, alle dipendenze da fumo e alcol, all’inattività fisica, alla mobilità sostenibile e sicura», ha concluso.

Queste ultime sono buone pratiche attraverso le quali ne trarrebbe vantaggio non solo il singolo individuo, ma la stessa azienda e, inoltre, l’intera collettività.

«Sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro – ha dichiarato Mara Azzi, Direttore Generale di Ats Bergamo – convergono gli interessi dei singoli lavoratori, delle imprese, del sistema sanitario e dell’intera collettività. La promozione della salute – ha proseguito – rappresenta la misura di contrasto più razionale e più valida dal punto di vista del rapporto costi/efficacia ai fattori di rischio comportamentali».

Bisogna però dotare i medici competenti di pratiche e strumenti di monitoraggio efficaci per consentire una buona valutazione degli interventi di promozione della salute, l’analisi e il confronto dei dati. Fino a oggi, infatti, i comportamenti come il consumo di alcol, l’attività fisica o la dipendenza da nicotina vengono raccolti dal medico in modo non omogeneo, con questionari e indicatori diversi tra loro, vanificando la possibilità di un loro utilizzo per confronti, ricerche o per la valutazione di programmi WHP.

«Al fine di raggiungere l’obiettivo di disporre di strumenti di monitoraggio e valutazione omogenei – ha spiegato Marco Cremaschini, responsabile scientifico del programma WHP del Servizio Promozione della Salute dell’Ats – nel corso del 2016 è stata realizzata una ricerca di Consenso che ha coinvolto un panel di esperti a livello nazionale e ha permesso di selezionare un set di strumenti (questionari, indicatori, variabili) da proporre ai medici competenti. L’auspicio – ha continuato – è che tali strumenti possano entrare nella pratica quotidiana di professionisti che operano in aziende WHP e non solo. Il Convegno di oggi rappresenta l’atto conclusivo di tale percorso e si propone di comunicare i risultati di questo lavoro ai destinatari naturali, cioè i medici competenti con ha l’ambizione di rappresentare una sfida culturale», ha concluso.

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