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Fino all’ultimo momento, prima della proclamazione dei dati ufficiali, i democratici speravano di vincere. La candidata democratica Hillary Clinton è rimasta con “l’amaro in bocca”. La vittoria del suo avversario, il repubblicano Donald Trump è stata proprio inaspettata. La first lady ha affermato di essersi battuta per i valori condivisi dalla nazione e ha confessato che avrebbe voluto un altro risultato. Parlando poi ai suoi sostenitori al New Yorker Hotel di Manhattan, ha ammesso: “Mi dispiace che non abbiamo vinto le elezioni, non è il risultato che volevamo e per cui abbiamo lavorato a lungo. Il sogno americano – ha proseguito Hillary – continua a essere grande per tutti e, nonostante la sconfitta, bisogna accettare il risultato e guardare al futuro, sperando che un giorno vinca le elezioni una donna!”

“bisogna accettare il risultato e guardare avanti, continuando a fare ciascuno la propria parte per dare una vita migliore a tutti. Ieri ho fatto le congratulazioni a Trump, e mi sono offerta di lavorare con lui”, ha concluso Hillary.

L’America quindi ha voltato pagina. Donald Trump si appresta a guidarla attraverso un deciso cambiamento di rotta dopo otto anni di presidenza Obama, creando ansia in tutto il mondo, dall’Asia all’Europa, e preoccupando i mercati, che dopo un momento di paura e di incertezza cominciano a tirare il fiato. La vittoria di Trump ha scatenando proteste in diverse città americane: Oakland, Los Angeles, Portland, New York, Manhattan, Chicago, washington con centinaia di arresti tra i dimostranti che, con cartelli recanti scritte contro Trump, urlavano: “questo non è il nostro presidente!

Ma cos’è che ha convinto un gran numero di americani a votare per il candidato repubblicano?

Secondo fonti attendibili egli ha approfittato del malcontento di alcune categorie sociali insoddisfatte, tra cui il ceto medio, gli operai e i contadini che, nel corso della grande recessione (crisi economica mondiale iniziata nel 2007 e che prese avvio dapprima negli Stati Uniti d’America, in seguito alla crisi del mercato immobiliare “crisi dei subprime”) , persero il posto di lavoro e una cospicua parte di essi perse anche la casa. Inoltre, nel corso della sua campagna elettorale, egli ha fatto promesse in difesa della identità culturale dei bianchi americani e la salvaguardia del Paese dall’invasione di immigrati ispaniche e islamici. Infatti ha dichiarato più volte di voler far costruire un mega muro ai confini con il Messico, il cui numero di immigrati clandestini transitati negli Stati Uniti pare che abbia raggiunto 5.000.000 di individui.

Con la vittoria di Hillary Clinton avrebbe dovuto essere il trionfo delle donne, ma invece anche le donne bianche l’hanno “tradita” votando in grande maggioranza per Donald Trump. Le donne afroamericane hanno votato in maggioranza per Hillary (solo il 4% ha votato Trump), ma la loro affluenza alle urne è stata bassa, segno che non si sono sentiti rappresentati da nessuno dei due candidati. A sostegno di questa tesi c’è da dire che il Wyoming, primo Stato americano a dare alle donne il diritto di voto, ha votato contro Hillary. Anche l’affluenza generale è stata bassa, 112 milioni col 97% dei seggi scrutinato, i minimi dal 2000 e un calo superiore al 15% rispetto al 2012. Il problema più grande di Hillary è stato il non aver convinto gli elettori in una serie di Stati incerti che avrebbero potuto farle raggiungere la vittoria. Addirittura, hanno votato per Trump Stati che avevano votato due volte per Obama. L’amarezza che essa ha provato per la sconfitta è stata grande, infatti anche se ha chiamato il suo rivale facendogli gli auguri per la vittoria conseguita, non ha neanche voluto fare il tradizionale “concession speech”, ovvero il discorso in cui il candidato perdente riconosce la vittoria dell’avversario.

Adesso il neo presidente Trump con il controllo repubblicano di Camera e Senato avrà un vastissimo potere: potrà ribaltare le conquiste ottenute dai democratici con Obama, come l’assicurazione sanitaria universale.

È stata la Brexit americana? L’America ha scelto con il voto di protesta un presidente differente dalle previsioni che lasciavano sperare in una grande affermazione della candidata democratica Hillary Clinton.

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