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Il presidente Boeri: capire sentenza Consulta, spiragli per una drastica riduzione. Voucher, ora più controlli «Se i vitalizi fossero equiparati alle pensioni, la sentenza della Consulta sul contributo di solidarietà aprirebbe ulteriori spiragli per interventi perequativi su questi assegni».

Il presidente dell’Inps Tito Boeri, lascia cadere la frase nella relazione annuale presentata alla Camera. Poi spiega che bisogna «capire meglio la sentenza, quando verrà depositata», ma un taglio dei vitalizi per gli eletti sembra più vicino. Alla presentazione partecipa Stefano Dambruoso, questore di Montecitorio. Spiega che la proposta di legge di Matteo Richetti (Pd) è incardinata in Commissione Affari costituzionali e sostenuta dal presidente Andrea Mazziotti (Sc). «Alla Camera si riflette – dice – sulla proposta di estendere il metodo contributivo ai vitalizi degli ex parlamentari, quindi a chi ha già maturato il diritto pensionistico. Ciò porterebbe ad una drastica riduzione degli assegni erogati, senza ledere diritti acquisiti ma cancellando un privilegio».Nella sua relazione Boeri tocca i punti principali dell’agenda dell’Inps. Avverte l’esecutivo Renzi: «Sarebbe paradossale che il confronto in atto fra governo e sindacati sulla flessibilità in uscita si concludesse ancora una volta con interventi estemporanei e parziali». Sottolinea poi che «rate ventennali di ammortamento di un prestito costituiscono una riduzione permanente della pensione futura e, continuando a lavorare, il contribuente avrebbe diritto a una pensione più alta». I primi dati sul part time agevolato che il governo sperimenta per la staffetta generazionale, parlano di rischio flop. Partenza «rallentata»: 100 domande accolte nel primo mese e i costi amministrativi oltre le somme erogate. Per Boeri «gli immigrati non sono spugne dello stato sociale»: versano ogni anno 8 miliardi di contributi e ne ricevono 3 in pensioni e altre prestazioni sociali. Saldo netto di 5 miliardi. «Sin qui – dice – ci hanno regalato circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate pensioni. Ogni anno valgono 300 milioni». Qui cita i vitalizi: «Sono ben altre le categorie che ricevono di più, spesso molto di più, di quanto hanno versato». Quanto al Jobs Act, per il presidente dell’Inps ha funzionato e il 2015 è stato un anno di grande cambiamento nelle modalità d’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: i contratti a tempo indeterminato sono aumentati del 62%, cioè mezzo milione in più, addirittura del 76% per gli under 30 anni e la percentuale di occupati con contratti a tempo o stagionali, tra i giovani è scesa dal 37 al 33%. Sugli esodati, Boeri dice che i correttivi al blocco al pensionamento della riforma Fornero sono stati «molto costosi e inadeguati, hanno eroso fino a un sesto dei risparmi della riforma del 2011, il 13%». Troppi, poi, i permessi della legge 104 per assistere disabili e i congedi straordinari del decreto legislativo 151: costano più di 3 miliardi di euro l’anno e incidono nel pubblico impiego ben più che nel privato. Servono controlli. Boeri critica l’uso improprio dei voucher, che in 4 casi su 10 sono unica fonte di reddito e propone di incentivare i congedi di paternità. Poi dice che 6 milioni di persone (il 38% del totale) hanno una pensione sotto i mille euro al mese e sotto i 500 euro al mese, sono 1,6 milioni. Accusa: la lotta alla povertà spesso è «derubricata dall’agenda politica». E il ministro del Lavoro Giuliano Poletti deve difendere il governo Renzi.

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