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Una tavola rotonda aperta a tutti approfondirà gli aspetti più controversi sulle malattie cardiovascolari, big killer del nostro tempo. In un gioco di luci ed ombre, i maggiori esperti nazionali si confronteranno sulle zone grigie in tema di ipertensione, fibrillazione atriale, infarto, scompenso cardiaco e diabete con l’obiettivo di formulare indicazioni chiare anche per i non addetti ai lavori.

 

Bergamo, 10 ottobre 2018 – Ipertensione, fibrillazione atriale, nuovi anticoagulanti orali, scompenso cardiaco, iperlipemia, infarto e diabete. Sono i big killer del nostro tempo e la prima causa di morte dopo i 50 anni nei Paesi industrializzati sia nelle donne che negli uomini, superando di gran lunga la mortalità di tutte le forme di tumore messe insieme. Se da un lato negli ultimi anni sono stati raggiunti importanti successi terapeutici, dall’altro molte sono ancora le incertezze diffuse tanto in campo medico quanto tra i pazienti su come curare la malattia e prendersi cura di sé.

Di questi temi sulle grey zones (“zone grige”) della cardiologia dei nostri giorni si parlerà il prossimo sabato 13 ottobre, alle ore 15, all’Auditorium Lucio Parenzan dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII (tra torre 2 e torre 3) in occasione della tavola rotonda “Prendiamoci a cuore il nostro cuore”, inserita nell’ambito della quindicesima edizione di Bergamoscienza. L’evento è gratuito e aperto a tutti con prenotazione obbligatoria sul sito www.bergamoscienza.it.

«La percezione comune è che ormai siamo protettidalle malattie cardiovascolari, in virtù degli enormi progressi fatti nella diagnosi e nella cura delle patologie cardiache – spiega Michele Senni (nella foto), direttore della Cardiologia 1 del Papa Giovanni XXIII -. I risultati di un recente sondaggio hanno evidenziato, per esempio, che a livello di popolazione generale italiana lo scompenso cardiaco risulta essere una patologia poco conosciuta, se non addirittura ignorata, quando in realtà rappresenta la causa di morte più frequente. Se da un lato quindi la prognosi di tante malattie è certamente migliorata, dall’altra siamo lontani dall’averle debellate, in particolare per via dell’invecchiamento progressivo della popolazione e della diffusione ancora massiccia di comportamenti e stili di vita poco amici del cuore. Per questo è importante continuare a parlare di salute del cuore – prosegue – rendendo consapevole la popolazione delle importanti ripercussioni che le malattie cardiovascolari hanno a livello individuale, sociale ed economico, e cercando di sensibilizzare le istituzioni riguardo all’urgenza di queste problematiche, in primo luogo orientando la destinazione di risorse a un piano esteso ed articolato di ricerche».

Il mondo della cardiologia contemporanea sembra quindi configurarsi come “vittima del proprio successo”. Infatti, è proprio il successo raggiunto negli ultimi anni in termini di diagnosi e trattamento di alcune di patologie, come l’infarto miocardico acuto, che ha abbassato i riflettori sulla loro importanza e ridotto la percezione del rischio tra i pazienti, anche quelli con una diagnosi conclamata che, grazie alle nuove cure, possono recuperare anche in fretta una buona qualità di vita.

«Nell’ambito di malattie croniche come quelle cardiovascolari – aggiunge Senni – diventa sempre più importante l’aderenza alla terapia in pazienti spesso anziani e con una complessa terapia che richiede assunzioni ripetute di farmaci. Una ridotta aderenza al trattamento farmacologico e alle norme di vita consigliate – conclude – rischia di compromettere i risultati ottimali che sono stati dimostrati nei grandi studi clinici controllati nelle maggiori malattie cardiovascolari».

L’Ospedale di Bergamo vanta una lunga tradizione nella diagnosi e nel trattamento delle malattie cardiovascolari e nella ricerca clinica in questo ambito, in cui è punto di riferimento nazionale fin dagli anni ’60, grazie alla sua peculiarità di trattare a tutto campo le patologie cardiovascolari in pazienti di ogni età, dal neonato al grande anziano. Sul fronte della ricerca tale nosocomio può contare sulla fruttuosa collaborazione della Fondazione per la Ricerca dell’Ospedale (FROM). La FROM è divenuta in questi 10 anni di attività, sotto la guida del direttore scientifico di Tiziano Barbui, il canale privilegiato per sostenere la ricerca clinica dell’Ospedale, mettendo a disposizione organizzazione e personale con specifiche competenze scientifiche e metodologiche.

«La stretta collaborazione tra l’Ospedale e la Fondazione FROM – commenta Antonello Gavazzi (nella foto), già direttore della Cardiologia del Papa Giovanni e oggi in forza a FROM – ha permesso di attivare una Unità di Ricerca di Fase 1, che costituisce la struttura operativa di ricerca clinica in cui possono essere condotte indagini first in man” finalizzate all’individuazione di nuovi bersagli terapeutici e allo sviluppo di farmaci e di dispositivi innovativi. Nell’area delle malattie cardiovascolari – prosegue sono numerosi i progetti di ricerca in corso, che dimostrano le grandi potenzialità della sinergia tra attività clinica e di ricerca, e si traducono in un miglioramento delle cure in senso lato, a beneficio di tutti i pazienti. L’inserimento dell’Ospedale Papa Giovanni come sede di un corso di Medicina in lingua inglese dell’Università Bicocca di Milano e le collaborazioni aperte con la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bergamo, costituiscono ulteriori occasioni per implementare la cultura della ricerca tra i giovani medici e ricercatori».

«Con questo evento, l’Ospedale Papa Giovanni XXIII rinnova il suo credo per una Cardiologia sempre più aperta ai pazienti e integrata con le altre Istituzioni, consapevole che la lotta alle malattie cardiovascolari non può prescindere dall’interazione sinergica, dal confronto continuo e dallo scambio profondo tra pratica clinica e ricerca – conclude Carlo Nicora (nella foto), direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII».

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