SHARE

Armillare

La specie di funghi “Armillaria Mellea”, comunemente detta “chiodini

Sono già 10 le persone che in questo mese hanno avuto malesseri in conseguenza al consumo di funghi, in particolare della specie “Armillaria Mellea”, comunemente detta “chiodini”. L’ispettorato micologico dell’Ats di Bergamo raccomanda massima attenzione nella conservazione, nella cottura e nel consumo dei funghi e fornisce il decalogo per prevenire situazioni di intossicazione.

Bergamo 20 ottobre 2017

L’ispettorato micologico dell’Ats Bergamo si è attivato, in questo mese, circa dieci volte coadiuvando il Centro Anti Veleni dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII° e i medici dei pronto soccorso degli Ospedali della Provincia, per curare persone che lamentavano malessere a seguito di consumo di funghi. Una condizione che quest’anno, fino alla data odierna, si è verificata per ben 15 volte coinvolgendo in totale 28 persone.

Nell’80% dei casi i funghi che hanno causato intossicazioni alimentari appartenevano alla specie “Armillaria Mellea”, comunemente detta “chiodini”(nella foto in alto). Si tratta di un fungo lignicolo che cresce su ceppaie e radici di alberi, commestibile a condizione che sia raccolto da “giovane” con lamelle bianche, che venga scartato il gambo fino all’altezza dell’anellino, che sia sottoposto a prebollitura a pentola scoperta per almeno 15 minuti, che venga eliminata l’acqua di bollitura e, successivamente, sia cucinato secondo ricetta per almeno altri 30 minuti.

Tale trattamento è necessario in quanto contiene una tossina (la lignina) che è termolabile quindi eliminabile con una corretta cottura. Tali regole non sono state seguite dalle persone presentate ai Pronto Soccorso ospedalieri che, in molti casi, come dichiarato da loro stessi, hanno mangiato anche i gambi.

L’ispettorato micologico dell’Ats raccomanda dunque massima attenzione nella conservazione, nella cottura e nel consumo dei funghi, ricordando, in particolare, che è necessario attuare i seguenti accorgimenti:

  1. consumare funghi freschi entro breve tempo dalla raccolta e cuocerli sempre prima dell’uso;
  2. consumare funghi non alterati nell’aspetto, nella consistenza e privi di larve o altri parassiti;
  3. eseguire la conservazione domestica dei funghi solo in caso di sicura conoscenza delle tecniche e dei rischi per ogni specie;
  4. congelare, se necessario, i funghi commestibili, anche freschi per una durata massima di 6 mesi ad eccezione degli “Armillaria Mellea” specie, come anzidetto, che prima deve essere bollita per almeno 15 minuti;
  5. non consumare funghi in caso di dubbi sulla loro freschezza;
  6. non consumare funghi in quantità abbondanti e in pasti ravvicinati;
  7. non consumare funghi non adeguatamente cotti o crudi (ad eccezione di pochissime specie come Boletus edulis, Amanita Caesarea);
  8. non consumare funghi in caso di gravidanza o allattamento;
  9. non consumare funghi in caso di intolleranze a particolari alimenti e/o farmaci;
  10. non consumare funghi in caso di abituali disturbi al fegato, stomaco, intestino, pancreas, reni (prima consultare il proprio medico).

Si ricorda inoltre che i disturbi da intossicazione possono comparire anche dopo 30 minuti dal consumo. In questo caso, è bene recarsi immediatamente al Pronto Soccorso dell’Ospedale più vicino, tenendo a disposizione eventuali rifiuti di pulitura dei funghi consumati e avanzi del pasto, fornendo indicazioni sul luogo di raccolta e/o consumo, sul raccoglitore o luogo di acquisto, sulle modalità di conservazione, preparazione e consumo, e ogni altro elemento utile per l’identificazione della specie consumata.

Il micologo Elio Azzolari responsabile dell’Ispettorato Micologico dell’ ATS di Bergamo, consiglia:

«Prima di consumare i funghi raccolti, ricevuti in regalo da terzi o acquistati fuori dai normali circuiti commerciali, farli controllare dai micologi dell’ATS che certificheranno gratuitamente la loro commestibilità. Le intossicazioni da funghi commestibili aggiunge il micologo sono le più frequenti e possono manifestarsi anche in breve tempo dall’assunzione con disturbi gastro intestinali, epatici o neurologici. Eventualità che possono essere evitate prestando attenzione nella raccolta e adottando specifiche precauzioni nella conservazione e nel consumo. Si tratta di accortezze che spesso o non sono conosciute o vengono sottovalutate conclude Azzolari ma che possono salvarci la vita».

Per saperne di più:

http://www.ats-bg.it/servizi/gestionedocumentale/ricerca_fase03.aspx?ID=25922

 

 

LASCIA UN COMMENTO